Chat Gpt, siti falsi e troll: l’operazione israeliana per influenzare gli Stati uniti
Stati uniti Inchiesta del New York Times: nel mirino anche parlamentari. La disinformazione affidata alla società Stoic, con un budget di due milioni di dollari
Stati uniti Inchiesta del New York Times: nel mirino anche parlamentari. La disinformazione affidata alla società Stoic, con un budget di due milioni di dollari
Un’inchiesta del New York Times rivela i contorni dell’operazione di propaganda sviluppata attorno alla guerra di Gaza. Che la disinformazione abbia un ruolo consistente non è di per sé una notizia, ma il quotidiano ha messo a fuoco i dettagli di un’operazione istituita dal ministero israeliano per la diaspora mirata specificamente a incrementare il cruciale sostegno della guerra da parte degli Stati Uniti.
LA DISINFORMAZIONE è stata commissionata dal governo Netanyahu alla Stoic, società di comunicazione politica di Tel Aviv, con un budget di due milioni di dollari. L’operazione è partita già a ottobre quando numerose aziende informatiche sono state arruolate come «soldati digitali» per Israele. Nell’analogia, il campo di battaglia è internet e specificamente i social dove si combatte per plasmare un’opinione favorevole alla strage nella Striscia.
In passato Israele non è stata estranea a operazioni di influenza e spionaggio sullo sponsor americano, in questo caso ha impostato una massiccia campagna di persuasione occulta e fake per garantire il sostegno dell’opinione pubblica.
La disinformazione è stata ancora più nello specifico mirata a parlamentari con influenza diretta sull’autorizzazione degli aiuti militari, in particolar modo verso alcuni rappresentanti afroamericani nel Congresso come Rapahel Warnock, senatore della Georgia e Hakeem Jeffries, il leader della minoranza Dem alla Camera. Se nella comunità nera si registrano alti livelli di solidarietà con i palestinesi, Jeffries ha appena firmato la lettera di invito a Netanyahu a parlare al Congresso.
DALL’ARTICOLO emergono i contorni di un’operazione che ha utilizzato le più sofisticate tecniche di travisamento. Il Times riporta affermazioni della pagina Linkedin della Stoic secondo cui «è chiaro che il ruolo dell’intelligenza artificiale nella campagne politiche è destinato a compiere un salto trasformativo nella strategia, esecuzione e valutazione delle campagne». L’operazione su Gaza è stata dunque imbastita impiegando strumenti come Chat GPT per creare e gestire falsi account per la diffusione di falsi dati e opinioni favorevoli a Israele tramite chatbot.
All’uopo sono stati creati anche quattro finti siti di news per pubblicare notizie tendenziose o inventate, spesso appropriando e modificando contenuti di quotidiani mainstream. I contenuti sono stati diffusi ed amplificati principalmente su X, la piattaforma di Elon Musk. Sotto la gestione del magnate sudafricano, aperto sostenitore di Netanyahu, l’ex Twitter è divenuto un amplificatore di contenuti estremisti filo sionisti, di destra e xenofobi. Secondo l’osservatorio israeliano FakeReporter, i falsi account avrebbero accumulato 40mila follower anche su Facebook e Instagram.
IL RUOLO della propaganda è stato apparente sin dalle prime battute del conflitto, quando sono circolate numerose «voci non confermate con l’intento di rendere ancor più mostruoso il brutale attacco di Hamas il 7 ottobre, le “notizie,” ad esempio, sul presunto scempio di neonati nei kibbutz.
Contemporaneamente, negli Stati uniti è iniziato il battage sulla presunta impennata di antisemitismo nel paese e nei campus con la crescita del movimento pacifista studentesco mentre le vittime effettive venivano registrate fra palestinesi (tre studenti presi a colpi di pistola in Vermont a gennaio e il bambino di sei anni accoltellato a morte in Illinois a ottobre).
Il risultato più efficace è stata l’istituzione della commissione parlamentare per combattere l’antisemitismo. Con la crescita del movimento studentesco contro la guerra, le udienze della commissione hanno assunto la forma sempre più maccartista di interrogatori pubblici di amministratori universitari in cui i parlamentari chiedevano conto di mancate misure repressive, esigevano abiure e in alcuni casi ottenevano le dimissioni di rettori (come nel caso di Harvard e U Penn). Intanto la scorsa settimana Meta ha annunciato la rimozione di 510 falsi account legati all’operazione Stoic da Facebook e 32 da Instagram.
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