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Chang’e-4, una sonda cinese torna sulla Luna

Chang’e-4, una sonda cinese torna sulla Luna

Il lato oscuro della luna L’ultimo allunaggio risaliva all’Urss. Nuovo successo tecnologico mondiale di Pechino. La missione indagherà anche la compatibilità tra le condizioni della superficie e la vita

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 4 gennaio 2019

Dopo 42 anni, un veicolo artificiale è tornato sul suolo lunare grazie a una missione dall’agenzia spaziale cinese. Si chiama «Chang’e-4» e prende il nome da una dea cinese esiliata sulla Luna insieme al mitico coniglio di giada.

L’ALLUNAGGIO È AVVENUTO giovedì alle 3:26 di mattina nel cratere von Karman, a quasi un mese dal lancio avvenuto il 7 dicembre. Una volta atterrato, il modulo («lander») ha rilasciato un «rover», un veicolo da 140 kg in grado di esplorare l’area circostante. È l’erede del prototipo Yutu (che significa proprio «coniglio di giada») allunato con successo nel 2013.

Il cratere von Karman è situato sul lato della Luna che non si vede dalla Terra. Finora, il lato lontano della Luna era stato osservato solo dalle missioni statunitensi e sovietiche che lo hanno sorvolato. Nessuno, prima dei cinesi, ci aveva fatto allunare un veicolo spaziale.

La ragione consiste nell’impossibilità di comunicare direttamente con un veicolo lunare posto sulla faccia lontana della Luna. Per risolvere il problema, nel maggio del 2018 l’agenzia spaziale cinese ha lanciato un satellite denominato «Queqiao» lungo una particolare orbita da cui sono sempre visibili sia la Terra che il modulo Chang’e-4. In questo modo, «Queqiao» riceve i segnali dal modulo lunare e li trasmette alla Terra (e viceversa).

L’obiettivo di raggiungere il lato oscuro della Luna ha motivazioni strettamente scientifiche. Innanzitutto, permetterà di raccogliere maggiori informazioni sulla composizione chimica della Luna grazie al particolare punto scelto per l’allunaggio.

IL «BACINO POLO SUD-AITKEN», l’area in cui si trova il cratere Von Karman, è uno dei più grandi crateri da impatto osservati nel sistema solare e ha una composizione chimica diversa dal resto della superficie lunare. Secondo gli scienziati, è stato causato dall’impatto con un meteorite di 200 km di diametro che potrebbe aver portato in superficie sostanze presenti all’interno della Luna. L’esame spettrografico ravvicinato compiuto dal rover fornirà informazioni più dettagliate e chiarirà sia l’origine del cratere che la natura geologica delle profondità del suolo lunare.

Inoltre, dato che l’orbita del satellite Queqiao è poco disturbata dai segnali trasmessi dalla Terra, sul satellite impiegato per la comunicazione con il veicolo lunare un team di scienziati cinesi e olandesi ha montato un telescopio. Servirà per osservare pulsar, quasar e altre sorgenti di onde radio al riparo dall’inquinamento elettromagnetico terrestre. Infine, la missione indagherà anche la compatibilità tra le condizioni della superficie lunare e la vita. Oltre a misurare l’intensità dei venti solari e delle radiazioni cosmiche con strumenti realizzati insieme a Svezia e Germania, il «lander» trasporterà una biosfera in miniatura (solo 3 kg di massa) in cui provare a far convivere, patate e bachi da seta in condizioni di bassa gravità.

OLTRE A OBIETTIVI SCIENTIFICI, non mancano riferimenti simbolici sottilmente vendicativi. Il fisico Theodore Von Karman a cui è intitolato il cratere dell’allunaggio fu il maestro di Qian Xuesen (Hsue-Shen Tsien), fondatore del programma spaziale cinese (che negli Usa, oltre a studiare, scontò 5 anni di detenzione ai tempi del maccartismo). Inoltre, durante la storica missione dell’Apollo 11, quando dalla base di Houston chiesero a Michael Collins di cercare la dea della leggenda cinese, l’astronauta rispose che avrebbe cercato la «coniglietta». Solo una battuta irriverente, ma a Pechino se la sono legata al dito. Chang’e e il suo coniglio sulla Luna ci sono davvero. Ma bisogna cercarli sul lato giusto.

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