Cento giorni, i morti per strada e i vivi in fila ai camion di aiuti
Gaza/Israele Tre mesi di guerra, 23.843 palestinesi uccisi. L'Onu denuncia le condizioni orribili di Gaza. In Israele le famiglie degli ostaggi chiedono il loro rilascio. A Tel Aviv manifestazione per le dimissioni di Netanyahu
Gaza/Israele Tre mesi di guerra, 23.843 palestinesi uccisi. L'Onu denuncia le condizioni orribili di Gaza. In Israele le famiglie degli ostaggi chiedono il loro rilascio. A Tel Aviv manifestazione per le dimissioni di Netanyahu
Quando le raffiche e le esplosioni si placano e solo il ronzio dei droni rompe il silenzio delle macerie di Gaza, i pazienti in grado di camminare provano a lasciare l’ospedale Al Aqsa, nel centro della Striscia sotto attacco. È rischioso, devono attraversare una zona di guerra proclamata dall’esercito israeliano. Eppure, lo fanno perché sono disperati. Monther Abu Their è riuscito ad allontanarsi quattro giorni fa. «Dentro l’ospedale non mi sentivo sicuro, le esplosioni erano sempre più vicine. Mi sono armato di coraggio e sono uscito. Ho camminato temendo di essere colpito da una raffica. Dio mi ha protetto e sono riuscito a raggiungere senza danni un gruppo di persone», ha raccontato Abu Their a un giornalista palestinese. Nell’ospedale Al-Aqsa non c’è più energia elettrica, i generatori autonomi sono fermi e l’assistenza a feriti e ammalati è minima. «È molto rischioso per i pazienti che stanno cercando di andarsene», ha spiegato il dottor Tareq Abu Azzoum alla tv Al Jazeera «l’ospedale si trova in un’area considerata una zona di battaglia». Azzoum ha aggiunto che le forze israeliane si sono posizionate a poche centinaia di metri dalla struttura sanitaria mentre cercano di prendere il pieno controllo della superstrada Salah al-Din che attraversava tutta Gaza prima di essere distrutta in più punti dai bombardamenti aerei e dal passaggio di bulldozer e carri armati. Simile a quella dell’ospedale Al Aqsa è la situazione al Nasser di Khan Yunis. Filmati diffusi dall’agenzia Reuters mostrano pazienti sdraiati su barelle nei corridoi dell’ospedale e medici che utilizzano i telefoni cellulari per illuminare i pazienti. «Non abbiamo più posti letti. I medicinali all’interno del pronto soccorso sono insufficienti. Stiamo cercando di trovare alternative» ha avvertito il dottor Mohammed al Qidra.
Parole che contrastano con la versione del «rispetto dei civili e delle leggi umanitarie internazionali a Gaza» data dall’esercito israeliano ripetuta decine di volte in questi giorni dai rappresentanti ufficiali israeliani in occasione del procedimento alla Corte internazionale di Giustizia dell’Aia che vede lo Stato ebraico accusato di genocidio. Venerdì notte 13 persone, tra cui una bimba di due anni, sono morte in un attacco aereo contro due case a Rafah. Bassem Arafeh, un parente, mostrando la foto di una bambina, ha detto che le famiglie stavano cenando al momento del raid. «Questa bambina aveva fame, è morta mentre mangiava un pezzo di pane senza niente sopra, dov’è la Corte internazionale di Giustizia quando muoiono i nostri bambini? Dove sono i musulmani…e i leader mondiali?», ha domandato Arafat rivolgendosi a giornalisti locali. L’esercito israeliano ha comunicato che ieri le sue forze hanno ucciso decind di combattenti di Hamas e altri gruppi armati a Khan Younis e nel centro di Gaza. Da parte sua il movimento islamico ha detto di aver sparato contro un elicottero militare nel sud di Gaza. Scontri a fuoco, cannonate e attacchi aerei anche nei campi profughi di Al Bureij, Al Nusseirat e Al Maghazi. Testimoni palestinesi hanno raccontato che un missile israeliano è esploso a pochi metri da un autobus. Più di 20 vittime nel nord di Gaza, a Beit Lahiya e nel quartiere di Daraj a Gaza City. Il ministero della Sanità di Gaza ha riferito di 135 palestinesi uccisi e 312 feriti tra venerdì e sabato. In totale dal 7 ottobre i morti sono 23.843.
Non lascia spazio alle interpretazioni il resoconto fatto venerdì sera all’Onu dal sottosegretario generale per gli affari umanitari e aiuti d’emergenza Martin Griffiths. «La campagna israeliana a Gaza è stata condotta quasi senza alcun riguardo per l’impatto sui civili» ha denunciato il funzionario dell’Onu aggiungendo che i palestinesi potrebbero non essere in grado di tornare nel nord di Gaza raso al suolo in gran parte dai bombardamenti. «Il sistema sanitario è al collasso. Le donne non sono in grado di partorire in sicurezza. I bambini non possono essere vaccinati. I malati e i feriti non possono ricevere cure. Le malattie infettive sono in aumento. E le persone cercano rifugio nei cortili degli ospedali» ha riferito. Poi Griffiths, citando il personale delle Nazioni unite che ha visitato la parte settentrionale di Gaza, ha descritto la situazione come «orribile», con corpi abbandonati nelle strade e persone affamate che fermano i camion per chiedere cibo e generi di prima necessità. Ha sottolineato infine che i centri di accoglienza dell’Onu sono stracolmi e che acqua e cibo stanno per finire.
In Cisgiordania almeno 10 giovani palestinesi sono stati feriti e cinque arrestati durante un assalto di reparti militari israeliani al campo di Al-Faraa, durato diverse ore. Rastrellamenti e arresti sono avvenuti nella zona di Hebron dopo l’assalto a un avamposto coloniale tentato da tre giovani palestinesi, tutti uccisi dai militari.
Da parte israeliana si sottolinea che siamo a 100 giorni dal sequestro di circa 240 ostaggi da parte di Hamas e altri gruppi palestinesi. Oltre 130 di questi ostaggi restano prigionieri a Gaza e le famiglie e le autorità israeliane hanno organizzato manifestazioni e sit-in di solidarietà in tutto il paese per chiedere la loro liberazione. Hamas avrebbe accettato che la Croce Rossa consegni agli ostaggi israeliani i medicinali di cui hanno bisogno. A Tel Aviv alcune migliaia di persone riunite ieri sera in Piazza Habima hanno chiesto le dimissioni immediate del premier Netanyahu e del suo governo.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento