Celeste Costantino: «La legge sull’affettività a scuola c’era, ma in Commissione venne inabissata»
L'intervista L'attivista: "Tutto il lavoro che veniva indirizzato dalla Convenzione di Istanbul venne invece raccontato come un tentativo di voler indottrinare i ragazzi a questa fantomatica teoria gender"
L'intervista L'attivista: "Tutto il lavoro che veniva indirizzato dalla Convenzione di Istanbul venne invece raccontato come un tentativo di voler indottrinare i ragazzi a questa fantomatica teoria gender"
I «Se non c’è un testo scritto che ci spiega che cos’è l’educazione all’affettività, in questo momento niente può essere chiaro e stiamo ragionando solo per titoli, per temi ma questo vale anche per molto altro, per esempio la violenza contro le donne o la pace nel mondo». Celeste Costantino, attivista e femminista, da molti anni si occupa di diritti, antimafia e questioni relative al genere e all’antiviolenza. Sulla recente proposta del ministro Valditara tuttavia, il suo percorso politico le consente di dire qualcosa nel merito perché, ormai dieci anni fa, quando era deputata nelle file di Sel, aveva firmato, insieme ad altre, una proposta di legge proprio sulla educazione sentimentale nelle scuole.
Come definirebbe l’educazione all’affettività?
Intanto non è una materia unica. Dobbiamo immaginare una multidisciplinarità che entra dentro il racconto dell’educazione all’affettività. E poi c’è anche la partita legata al sostegno psicologico che in tante e in tanti ragazzi nelle scuole stanno richiedendo e che dopo la pandemia non fa altro che essere più pressante.
La ratifica della Convenzione di Istanbul da parte dell’Italia dava occasione già nel 2013 di predisporre misure e iniziative di prevenzione e contrasto della violenza maschile contro le donne.
Si trattava allora di una proposta costruita dal basso perché, nel momento in cui ho pensato di chiedere l’introduzione dell’educazione sentimentale nelle scuole, avevo fatto un viaggio nei centri antiviolenza italiani con lo spirito di farmi dire dalle operatrici quale potesse essere uno strumento utile di prevenzione primaria. Dieci anni fa delle azioni ancora pionieristiche però c’era già Scosse, appena costituita, e quindi provavo a capire anche insieme a loro.
Nel 2016, dopo 3 anni, la proposta di legge comincia l’iter parlamentare. E poi?
Arrivata in Commissione cultura fu inabissata. Di emendamenti e di proposte alternative. Ricordo che Buttiglione venne appositamente pur non facendo parte della Commissione a discutere la loro proposta di legge perché c’era il fantasma della teoria gender. Quindi tutto il lavoro che veniva indirizzato dalla Convenzione di Istanbul venne invece raccontato come un tentativo di voler indottrinare i ragazzi a questa fantomatica teoria gender.
Nel frattempo intorno a questi temi cosa è accaduto?
Per esempio si è votato per le unioni civili e il percorso soprattutto del movimento Lgbqt+ è stato dirompente. Questo per dire che se allora l’educazione sentimentale veniva percepita solamente da una fetta di popolazione oggi si è allargato molto di più lo spettro del consenso nei confronti di questa opportunità. Il punto non è dire se sia necessaria o no perché il bisogno mi sembra venga da più parti ormai.
E allora la questione che approda nell’agenda oggi?
Credo sia il “come” si decide di fare educazione all’affettività. Il modello che proponevo io andrebbe ripensato, non nelle linee principali ma dieci anni fa si parlava di cyberbullismo e ancora non erano diventate così tante e numerose le forme di violenza all’interno del web quindi si dovrebbe parlare con attenzione dei dispositivi digitali e di tutta la partita online.
Cosa manca dunque in quanto si sta discutendo a proposito del tema?
Ci vogliono risorse da investire, perché è un lavoro e come tale deve essere retribuito. Sentendo poi le parole di Valditara si parla di educazione al rispetto e mi vengono tanti dubbi anche su chi loro pensano di coinvolgere.
La figura di chi è “esperto” potrebbe suscitare delle obiezioni. Insieme alla legittima domanda di chi decide e chi forma.
Tanti passi in avanti sono stati fatti nella pedagogia di genere, nelle università, abbiamo delle professionalità che si possono mettere a disposizione. Non ho mai pensato a come si dovrebbero nominare. So che però ormai questa professionalità esiste, c’è stato un lavoro intenso da parte delle organizzazioni che in questi anni se ne sono preoccupate.
Come Vicepresidente della fondazione “Una Nessuna Centomila”, è ancora impegnata su questo fronte.
Non prendiamo soldi pubblici ma solo donazioni da privati. Stiamo sostenendo e finanziando progetti di educazione all’affettività all’interno delle scuole e con quei dirigenti scolastici che decidono di aprirci le porte. Non vogliamo però ripristinare un modello di scuola di serie A e di scuola di serie B in cui chi ha le risorse e la sensibilità lo fa e chi invece non ha nessuno di questi due aspetti non si pone neanche il problema.
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