Dopo la mobilitazione contro l’estrema destra che ha fatto scendere in piazza quasi due milioni di tedeschi, la Corte costituzionale di Karlsruhe conferma il taglio del finanziamento pubblico e delle agevolazioni fiscali per Die Heimat (“La Patria”), il partito di ispirazione neonazista in cui è recentemente confluita la vecchia Npd. «L’obiettivo di Die Heimat è smantellare il libero ordine democratico» sintetizza la sentenza che respinge il ricorso in appello dei neonazi ratificando la sforbiciata totale dei fondi destinati per i prossimi sei anni.

AL BUNDESTAG PLAUDONO alla decisione sia dai banchi della maggioranza quanto dell’opposizione – a eccezione dei deputati di Afd – e soprattutto il governo Scholz. «Il nostro Stato democratico non finanzia i nemici della Costituzione» tiene a precisare la ministra dell’Interno, Nancy Faeser (Spd), da sempre sostenitrice della linea dura contro i neonazisti definiti come il più grande pericolo per la democrazia già nel suo discorso di insediamento al dicastero: «Non devono beccare più un centesimo delle risorse destinate ai cittadini. Né direttamente né indirettamente attraverso gli sconti fiscali».
Con lo stop ai finanziamenti finisce anche il tentativo di rebranding dei neonazi tedeschi sotto una sigla ultra-nazionalista non certo nuova (esiste dal 1964) ma appena ringiovanita con il volto pulito, borghese e rassicurante di Frank Franz, classe 1978, ex capo della Npd nel Saarland e ora presidente di Die Heimat.

Mentre lui si fa beffe della decisione dell’Alta corte – «Chi pensa di metterci fuori gioco dopo un processo farsa si sbaglia, d’ora in poi ci sosterranno gli iscritti e le donazioni» – a preoccuparsi seriamente sono i vertici di Afd, nel mirino delle manifestazioni antifasciste non meno degli estremisti neri.

IL RAGIONAMENTO INTERNO nel partito guidato da Alice Weidel non fa una piega: se ai giudici è stato possibile seccare il fiume di denaro pubblico a Die Heimat vuol dire che la via giudiziaria è teoricamente percorribile anche nel caso di Afd. Ipotesi tutt’altro che remota attualmente allo studio di Spd e Verdi dopo aver abbandonato l’idea della messa al bando di Afd per la sua «scarsa praticabilità».

Il riferimento corre al 2017 quando la Corte di Karlsruhe respinse per la seconda volta la proposta congiunta di Bundestag e Bundesrat di vietare la Npd. All’epoca i giudici costituzionali non negarono l’intrinseca incostituzionalità di un partito di chiara matrice neonazista ma l’esiguità di iscritti e simpatizzanti portò a decidere che non rappresentavano una minaccia diretta per la democrazia. L’appiglio numerico non vale invece per Afd, oggi nei sondaggi stabilmente il secondo partito nazionale con milioni di militanti e deputati nei Parlamenti di tutti i Land tedeschi.

In Germania come nel resto d’Europa continua a valere la regola del rapporto di voti: la Npd non riceve più denaro pubblico dal 2021 perché da allora non ha più raggiunto la quota minima alle elezioni. L’ultima volta che i neonazi hanno incassato soldi dallo Stato è stato il 2020 con il rimborso di 370.600 euro.

«IL TAGLIO AI FONDI all’ultra destra si rivela fattibile, la messa al bando invece no. Per vietare Afd, per esempio, ci vorrebbe un’apposita sentenza della Corte di Karlsruhe sulla loro palese incostituzionalità» sottolineano gli esperti legali di Spd e Verdi, mentre l’organizzazione giovanile del partito di Weidel non esce dai monitor del BfV, il controspionaggio federale, per via della sua ricettività naturale nei confronti della galassia neonazista.