C’è l’immarcescibile primo cittadino uscente, per 20 anni alla guida della città, che, ripudiato dal suo partito, Forza Italia, appoggia Fratelli d’Italia che a queste latitudini corre da solo. C’è Forza Italia, egemone in città e in regione da più lustri, che abbandonato il suo ex sindaco si affida (in un’allegra compagnia con leghisti e renziani) a un ex dirigente dem, uno che di mestiere fa il docente universitario e l’avvocato, e che tra i suoi clienti annovera la candidata di FdI. C’è poi il prof (nello stesso ateneo dell’ex dirigente dem) che 5 anni fa, osteggiato da dem e grillini, arrivò a sorpresa secondo, sfiorando il ballottaggio e che 5 anni più tardi, nel vuoto pneumatico della “sinistra” calabrese, ha costretto Pd e M5s a sostenerlo in un compito arduo: spodestare la destra da Palazzo De Nobili.

I PROTAGONISTI di questa bizzarra saga catanzarese sono Sergio Abramo, il sindaco in carica, non più ricandidabile, Wanda Ferro, deputata meloniana, Valerio Donato, il transfuga dem fagocitato dalla destra e Nicola Fiorita, leader del movimento Cambiavento, che un lustro dopo ci riprova, stavolta con più chance di successo. La sua coalizione giallorossa l’obiettivo minimo del secondo turno lo ha a portata di mano.

D’altronde, i colori giallorossi sono gli stessi della città e della squadra di calcio e per questo bene auguranti. E mentre si è da poco infranto il sogno del Catanzaro di tornare in serie B dopo tanti anni, quello di Fiorita è sempre saldo. «La destra è divisa e la frattura non credo possa ricomporsi al secondo turno. Questa città Abramo non l’ha proprio amministrata negli ultimi 5 anni. Hanno pesato la polverizzazione della destra e le ambizioni personali. Sta di fatto che il vecchio mondo che aveva governato Catanzaro è finito, i collanti hanno ceduto e la partita si è riaperta» ci dice Fiorita tra un impegno di campagna elettorale e l’altro.

Alle regionali di autunno la destra è uscita minoranza in città. E’ il dato su cui punta il candidato che ora ha dalla sua anche dem e M5S: «Il Pd non è più quello renziano ed autoreferenziale del 2017. In questi 5 anni abbiamo creato un percorso virtuoso di riavvicinamento per realizzare quella cosa larga che ora è in campo alle elezioni». La nomination di Donato, che fino a pochi mesi fa implorava Letta di candidarlo, ha creato disorientamento. «Ma col passare dei giorni si è capito che il nostro è l’unico progetto credibile e lineare, quello di Donato ingenera solo confusione» conclude Fiorita.

MA IL PROF DOVRÀ vedersela anche alla sua sinistra. Potere al Popolo, Prc e Calabria resistente e solidale puntano su Francesco Di Lieto, vicepresidente nazionale Codacons, che si è sempre contraddistinto per il suo impegno sociale e civile in città. Il polo alternativo punta ad erodere consensi a Fiorita magari pescando nel bacino di De Magistris. Il quale, pur non presentando una sua formazione, ha infilato alcuni suoi fedelissimi nelle liste fioritiane.

LA CITTÀ INTANTO ASSISTE freddamente, malgrado il clima tropicale, a questa ennesima disfida elettorale. In 35 anni ha perso 14mila abitanti. Centro burocratico e amministrativo di una regione dai mille volti, solo una parte pare davvero interessata a lasciarsi carezzare da un vento nuovo. Sembra non aver lasciato tracce lo scandalo che pochi mesi fa ha travolto la chiesa catanzarese: le visite ispettive degli inviati di Bergoglio, le dimissioni del vescovo Vincenzo Bertolone e la soppressione del controverso Movimento Apostolico da parte della Congregazione della dottrina e della fede. Nel capoluogo calabrese sembrano essersene accorti in pochi. E la vita, laica o religiosa che sia, ha ripreso a scorrere indifferente a questo e altri misteri.

Qui come in altri capoluoghi di provincia è diffuso il «tentiamo la fortuna» di innumerevoli sconosciuti che si candidano a entrare in consiglio, pur non avendo mai preso parte attiva alla vita politica, sociale e culturale.

Eppure Catanzaro vanta un vivace associazionismo. Negli ultimi anni ha sfornato scienziati, artisti, scrittori di livello internazionale. Ma i quartieri Aranceto, Corvo, Pistoia e viale Isonzo appaiono sempre più periferici. Presentano problematiche differenti, ma il comune latita e durante la pandemia se non vi fossero entrate associazioni come Stella Popolare a portare beni di prima necessità, il divario col resto dell’area urbana si sarebbe fatto ancor più lacerante. Sono zone di reclutamento dei gruppi criminali: il territorio catanzarese è da sempre amministrato dai clan della costa jonica. Le inchieste recenti della locale procura antimafia hanno individuato i rapporti con la politica, senza tuttavia scardinarne in profondità i legami strutturali.

TRA POCO MENO di un mese Catanzaro avrà il suo nuovo sindaco. Il favorito della corsa, Donato, intanto in piena bagarre elettorale si prepara alle sue nozze. Da due giorni è ufficialmente promesso sposo. Ma Catanzaro potrebbe anche voltargli le spalle. E tradirlo nel segreto dell’urna.