Caso Cucchi, scontro tra periti. Il gip bacchetta il collegio di Introna
Inchiesta bis La famiglia chiede l'intervento del tribunale per il comportamento «irrituale» del perito considerato «vicino alla destra» che dovrà condurre le operazioni per l'esecuzione dell'incidente probatorio
Inchiesta bis La famiglia chiede l'intervento del tribunale per il comportamento «irrituale» del perito considerato «vicino alla destra» che dovrà condurre le operazioni per l'esecuzione dell'incidente probatorio
Tira una brutta aria nelle riunioni del collegio di periti e consulenti capitanati dal prof. Francesco Introna che dovrà eseguire l’incidente probatorio necessario, nell’ambito dell’inchiesta bis aperta dalla procura di Roma, per accertare le cause della morte di Stefano Cucchi. Nell’ultimo incontro dell’11 maggio scorso tenutosi nell’Aula magna dell’Università di Bari si erano dati appuntamento in diciassette, tra periti nominati dal Gip Elvira Tamburelli, esperti (medici legali, neurologi, radiologi, ecc) e avvocati della difesa e della parte offesa.
Doveva essere una giornata dedicata al confronto sui documenti, sui reperti e sugli accertamenti eseguiti sul corpo di Stefano Cucchi, presentati da entrambe le parti e che entreranno nel fascicolo per le operazioni peritali. L’incontro invece si è tenuto in un clima piuttosto concitato ed è finito con un documento presentato, fuori fascicolo, dal prof. Introna che ha suscitato le proteste della famiglia Cucchi, e con il rimbrotto dello stesso Gip, costretta ieri ad intervenire per ricordare al collegio di periti le regole a cui attenersi.
Va ricordato che Ilaria Cucchi e il suo avvocato Fabio Anselmo si erano opposti fin da subito alla nomina di Introna, docente dell’Università di Bari considerato «molto vicino a Ignazio La Russa e a Cristina Cattaneo, il medico legale che firmò la prima perizia d’ufficio sul corpo di Stefano in cui non c’erano tracce delle vertebre fratturate di recente». Nomina non gradita neppure dal prof. Vittorio Fineschi che rinunciò perciò all’incarico di perito di parte della famiglia Cucchi.
L’11 maggio scorso però qualcosa deve essere andato più storto del previsto. A cominciare dal confronto tra esperti che si è immediamente spento, per tatticismo, come se si trattasse di un pubblico dibattimento anziché di una sessione di lavoro peritale. Il prof. Ferdinando Sasso, uno dei consulenti dei tre carabinieri indagati, infatti, su invito dell’avvocato difensore dei tre militari, si è rifiutato di rispondere ad un domanda del neurologo della famiglia Cucchi, il prof. Alessandro Rossi, che chiedeva come si potesse considerare compatibile una supposta condizione di deperimento fisico del geometra romano al momento del suo arresto (il 15 ottobre 2009) con il fatto che Stefano Cucchi avesse svolto fino al giorno prima attività sportiva. Fine della riunione: il prof. Introna segna il time out, le domande dovranno essere poste in una sede più adatta.
Ma è subito dopo che avviene qualcosa che spinge l’avvocato Anselmo a chiedere l’intervento del Gip Tamburelli: «Al termine» delle operazioni peritali, scrive il legale, il prof. Introna mostra alcune «immagini frutto di elaborazione tridimensionale degli accertamenti eidologici effettuati a Stefano Cucchi», rinvenute a suo dire sul web e in suo possesso «fin dal momento dell’incarico peritale». Introna le tira fuori, annuncia che «saranno oggetto di considerazione peritale» e chiede alla famiglia Cucchi e al loro legale di confermare che si tratti di «immagini facenti parte di studi, elaborazioni, consulenze e quant’altro, di cui possono avere anche solo notizia».
Un comportamento «irrituale», lo definisce l’avvocato Anselmo. Tanto che anche il Gip Tamburelli ne conviene, ordinando al collegio di periti capeggiato da Introna di presentare «entro sette giorni» l’elenco completo della documentazione che si intende utilizzare per le operazioni peritali.
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