Egregio Direttore,
sono davvero rammaricata e amareggiata per l’articolo pubblicato sul vostro quotidiano il manifesto. Si insinua che il mio comportamento nell’aula del Senato, durante le accese proteste delle opposizioni, sarebbe stato irrispettoso e irridente. Questa descrizione è del tutto falsa e distorce i fatti.

In realtà, ho raccolto con profondo rispetto una bandiera che era stata strappata e finita a terra. L’ho mostrata a tutti i colleghi del Senato per invitare a ritrovare calma e unità attorno ai valori che il tricolore rappresenta.

Il mio gesto non voleva in alcun modo irridere le opposizioni, ma sottolineare che la bandiera non deve dividere, ma unire.

Da Presidente del Senato, ho sempre difeso i valori legati alla nostra storia e all’unità nazionale. Non posso tollerare che venga detto il contrario, strumentalizzando in modo subdolo un gesto che voleva rappresentare esattamente l’opposto di ciò che è stato scritto.

Chiedo quindi di pubblicare immediatamente una rettifica per ripristinare la verità e garantire una corretta informazione ai vostri lettori.

Cordiali saluti,

*Maria Elisabetta Alberti Casellati è ministra delle Riforme Istituzionali e della Semplificazione Normativa

La risposta del direttore Andrea Fabozzi

Egregia ministra,
pubblico la sua lettera malgrado non smentisca alcunché. Né potrebbe dal momento che ci sono le riprese dell’aula, come quella che pubblichiamo qui sul nostro sito, dove si vede chiaramente un funzionario del senato che strappa la bandiera dalle mani di una senatrice prima che lei, ministra, se la faccia consegnare e cominci a sventolarla dai banchi del governo, cantando.

Lo ha fatto «per invitare a ritrovare calma e unità attorno ai valori che il tricolore rappresenta»? Molto probabile. Purtroppo sono comportamenti non ammessi e mai visti da parte di una ministra che nel suo caso è anche ex presidente del senato. Tant’è che i commessi, con un certo imbarazzo, come si vede nel video, le hanno chiesto di consegnare la bandiera e interrompere il canto, evidentemente non avendo colto il suo «profondo rispetto».

È precisamente quello che abbiamo raccontato e che confermiamo. Ma stia tranquilla che il manifesto non è tra quanti si scandalizzano troppo per una seduta del Senato un po’ movimentata. Non abbiamo, cioè, «irriso» nessuno. È solo adesso, letta la sua lettera, che ci viene un po’ da ridere.