Italia

«Casamonica associazione di stampo mafioso»

Cassazione Ennesima conferma, dalla Cassazione, della mafiosità del clan Casamonica-Spada, attivo in diverse zone della capitale e composto da persone dai ruoli interscambiabili animate dallo stesso fine delinquenziale. Tra gli affiliati, […]

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 1 maggio 2019

Ennesima conferma, dalla Cassazione, della mafiosità del clan Casamonica-Spada, attivo in diverse zone della capitale e composto da persone dai ruoli interscambiabili animate dallo stesso fine delinquenziale. Tra gli affiliati, rilevano i giudici nelle motivazioni relative alla convalida di diciotto arresti nell’udienza svoltasi alla Terza sezione penale lo scorso nove gennaio, c’è «un solido vincolo familiare», sono persone «interscambiabili nei ruoli e accomunati dal fine comune di commettere svariati reati». Gestiscono insieme anche il grosso business dello spaccio di droga.

L’Alta corte sottolinea come ormai sono numerosi i collaboratori di giustizia, oltre alle vittime di estorsioni e usura, che hanno «concordemente ricostruito l’organizzazione del sodalizio criminoso e hanno identificato i ruoli svolti da ciascun componente, segnalando talvolta lo svolgimento di una mansione specifica e immutata, talaltra alla interscambiabilità delle funzioni svolte dai singoli».

Ad esempio, per la riscossione dei prestiti a usura, per intimidire, per entrare «nella base logistica del clan». Per i giudici inoltre le dichiarazioni dei collaboratori sia quelle delle vittime dell’associazione di stampo mafioso, «sono state ampiamente riscontrate da plurimi atti di indagine», e da «svariate intercettazioni telefoniche». Da questi elementi – scrivono i supremi giudici – «emerge chiaramente che tutti gli indagati erano parte di un nucleo associativo familiare fortemente radicato nel territorio romano e ben noto alla popolazione, godevano di una base logistica comune all’interno della quale tenevano le armi e la sostanza stupefacente e nei pressi della quale le varie persone offese erano state convocate da diversi membri dell’associazione, disponevano di una cassa comune, svolgevano la propria attività con metodo fortemente intimidatorio, ponevano in essere condotte di aiuto e di reciproca sostituzione e recuperavano le somme di denaro conseguenti al reato di estorsione o di traffico di sostanze stupefacenti nell’interesse del sodalizio».

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