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Carlo III non viene più, la Francia in rivolta per i re non è sicura

Carlo III non viene più, la Francia in rivolta per i re non è sicuraCarlo d'Inghilterra – foto Ap

Il marzo francese Scioperi e cortei fanno rinviare il viaggio dei monarchi Windsor. Niente cerimonia all’Arc de Triomphe e soprattutto niente grande cena regale a Versailles, impensabile nello stato di agitazione attuale. Londra fa sapere: ce lo ha chiesto l’Eliseo. Macron tira dritto ma la prima ministra Bourne rischia il posto

Pubblicato più di un anno faEdizione del 25 marzo 2023

Carlo III e Camilla rinunciano alla visita in Francia. Piccola tensione diplomatica tra Parigi e Londra, con Downing Street che fa capire che la domanda è venuta dall’Eliseo, mentre la Francia assicura che è una decisione presa di comune accordo, «di buonsenso» ha precisato Macron da Bruxelles.

Non ci sarà quindi né la cerimonia all’Arc de Triomphe né soprattutto il banchetto a Versailles, domenica sera, immagine grottesca mentre il paese è in agitazione. La sicurezza del re d’Inghilterra non sarebbe stata assicurata, tanto più che era previsto un viaggio in treno a Bordeaux, dove giovedì notte è andato a fuoco il portone della Mairie, il municipio.

Il viaggio di Carlo è «rimandato» all’inizio dell’estate, mentre Macron andrà all’incoronazione a Londra. Commenti acidi nel mondo politico su questa débâcle di immagine internazionale.

PER L’OPPOSIZIONE è una piccola vittoria. «Almeno Carlo ascolta», ironizza Manuel Bompard di France Insoumise. Da Bruxelles, Macron lancia un messaggio ai sindacati: «Sono a disposizione dell’intersindacale se vuole incontrarmi».

Ma non per parlare delle pensioni, che devono seguire l’iter «democratico»: dopo l’approvazione mal ottenuta all’Assemblée nationale, con la bocciatura della censura dell’opposizione, bisogna aspettare il parere del Consiglio costituzionale (entro il 21 aprile).

Macron vuole parlare di acqua, clima, riforma del mercato del lavoro, di sicurezza con la legge di programmazione militare (più di 400 miliardi). Ma i sindacati, che preparano la decima giornata di mobilitazioni per martedì 28, restano sulle loro posizioni. Laurent Berger della Cfdt ha di nuovo chiesto al presidente di mettere «in pausa» il testo di legge, per calmare il paese.

Il governo non intende seguire questo suggerimento. La prima ministra, Elisabeth Borne, che è in bilico, aprirà delle consultazioni la prossima settimana per tentare di allargare la maggioranza.

Non sono però in vista alleanze con altri partiti, al massimo delle “conquiste di guerra” di alcuni deputati di Lr, partito della destra classica uscito a pezzi dalla sequenza delle pensioni in parlamento (un terzo dei 61 deputati si è unita a sinistra e estrema destra per votare la censura, mentre i senatori hanno votato la riforma).

NELLA MAGGIORANZA si affilano i coltelli contro Borne, da parte dei politici che vengono dalla destra, mentre tra gli ex socialisti (come Borne) c’è chi la difende per evitare un nuovo governo con una guida più a destra, dicendo che finora è riuscita a far votare 25 leggi su 28, senza ricorrere al 49.3, malgrado l’assenza di maggioranza assoluta.

Le violenze della serata di giovedì hanno sollevato numerose reazioni. Macron, che ha affermato il suo sostegno alle forze dell’ordine, ha anche mandato un «messaggio chiaro» ai poliziotti: devono «rispettare la deontologia».

Il prefetto di Parigi, Laurent Nunez, ha contrattaccato ieri, rivolgendosi al procuratore della capitale per «violenze gravi» contro le forze dell’ordine. Ma 11 inchieste sono state aperte presso Igpn (la polizia della polizia), per atti di repressione non giustificati contro i manifestanti.

Dopo Amnesty International, il Consiglio d’Europa ha espresso inquietudine su un uso esagerato della forza pubblica. Molti i filmati sulle derive degli agenti della Brav-M. Dopo la notte agitata di Parigi ci sono stati 130 fermi. Molto spesso queste persone, che compaiono per direttissima di fronte al giudice, sono rilasciate senza conseguenze per assenza di prove.

IN ATTESA della giornata di scioperi e manifestazioni di martedì, le azioni di protesta continuano. Ieri precettazioni alla raffineria di Donges, sciopero confermato alla raffineria Total Normandie, dove i lavoratori hanno avuto il sostegno dell’attrice Adèle Haenel.

Qualche spiraglio per le pattumiere che stanno seppellendo la capitale, con la riapertura di due incineratori. La sindaca, Anne Hidalgo, promette pulizia, pur continuando a sostenere la contestazione dei netturbini, «a causa della testardaggine di Macron».

L’agitazione continua anche in una parte delle università, 80 in agitazione, architettura è entrata nel gioco. E 3200 poliziotti sono stati inviati nelle Deaux-Sèvres per il week end, dove è attesa una forte contestazione contro dei mega-bacini per la raccolta dell’acqua destinata all’agricoltura.

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