Italia

Carceri, focolai attivi e contagi in aumento

Carceri, focolai attivi e contagi in aumento – Emblema

I sindacati di polizia penitenziaria: «Molto preoccupati». L’Unione dei sindacati chiede di accelerare ricorrendo ai vaccini monodose

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 8 aprile 2021

Nonostante l’avvio della campagna vaccinale e le misure ulteriormente restrittive prese all’interno delle mura, aumenta il numero di contagiati e di focolai attivi nelle carceri italiane, anche a causa delle varianti del Covid-19. Nel giro di quattro giorni, dall’inizio di aprile, si è passati da 760 a 823 casi positivi su una popolazione complessiva di 52.207 reclusi; mentre tra il personale di polizia penitenziaria si contano 683 infetti di cui 44 sintomatici, su un totale di 33.082 agenti. Un detenuto di 60 anni è morto ieri a Catanzaro, in ospedale dove era ricoverato da dieci giorni, dopo essere stato contagiato all’interno del carcere di Siano dove era scoppiato un focolaio con oltre 70 detenuti e 20 agenti positivi.

Difficile, infatti, tenere sotto controllo la diffusione dell’epidemia in carcere, una volta che si accende un focolaio, dato il sovraffollamento ancora illegale per le Corte europea dei diritti umani della maggior parte degli istituti italiani. Secondo le stime ufficiali del Dap, altri 17 detenuti sono ricoverati in ospedale e 13 con sintomi sono curati in carcere. Ma alcuni sindacati di polizia si dicono «molto preoccupati» dalla situazione «soprattutto se – denuncia Aldo Di Giacomo, segretario generale del S.Pp – si considera che i dati forniti dall’Amministrazione non sono completamente aggiornati, in quanto abbiamo focolai molto più estesi».

Mentre il presidente dell’Unione dei Sindacati di polizia penitenziaria, Giuseppe Moretti, chiede alla ministra Cartabia «se non sia il caso di modificare il piano nazionale di vaccinazione degli agenti scegliendone uno monodose per tutti coloro ancora a cui deve essere inoculato, così da accelerare i tempi di immunizzazione», visto che non è possibile «mantenere il distanziamento» e che «circa il 70% del personale è ancora in attesa della prima dose del vaccino» perché, fa notare Moretti, «in assenza di un coordinamento nazionale ogni regione ha adottato diversi criteri e modalità di vaccinazione». Per il sindacalista, che ricorda le «tre vittime di Covid tra le fila del Corpo, nel carcere di Carinola (Caserta)», dunque «è necessario dare una sterzata all’inerzia con cui si sta procedendo, facendo inoculare agli agenti un vaccino monodose».

Ma forse il tempo per aspettare il vaccino Johnson &Johnson non c’è. Nelle carceri pugliesi (dove il tasso di sovraffollamento è del 131,72%) , per esempio, sono attivi numerosi focolai e in quattro giorni si è passati da 99 a 115 contagiati: 45 detenuti, 66 poliziotti e 4 amministrativi. Con picchi nel carcere di Lecce (27 contagi), San Severo (23), Foggia (17), Bari e Taranto (16).

Il principale focolaio resta comunque quello sviluppatosi nel penitenziario di Reggio Emilia, che pure non è tra i più affollati d’Italia, dove ogni giorno cresce il numero dei contagi, diventati ieri 133: 112 detenuti e 21 poliziotti. Il problema è che in carcere le regole igieniche e il distanziamento, prescritti dall’Oms, sono principi inapplicabili.

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