Senza presidente e con un Cda decaduto. Ita doveva essere l’elemento di continuità fra governi Draghi e Meloni e invece l’avvento di Giorgetti – unico ministro in entrambi i dicasteri – al Mef ha provocato un vero cataclisma nella piccola compagnia nata dalle ceneri di Alitalia.

Dopo il blitz che, togliendo la trattativa in esclusiva al fondo Certares, ha riaperto la porta a Lufthansa, ieri è arrivato un sostanziale azzeramento del consiglio di amministrazione. Blitz dopo blitz, però, nessuno conosce le reali intenzioni del (nuovo) socio unico di Ita Airways.

Lunedì sera erano arrivate le scontate dimissioni di Alfredo Altavilla, il manager chiamato da Draghi a fare il lavoro sporco tagliando diritti e salari ai soli 2.500 lavoratori riassunti da Alitalia. Il «metodo Fca» applicato dal manager totalmente digiuno di aerei è stato considerato scaduto.

Ma lo stile dell’uomo è risaputo e allora nella lettera di dimissioni Altavilla ha imposto due condizioni al governo: la prima è una manleva che lo tenga al riparo da «azioni di responsabilità dirette o indirette da parte del socio» sull’elenco lunghissimo di scelte e comportamenti quanto meno al limite della legittimità da lui compiuti: la condanna per discriminazione delle madri nell’assunzione delle assistenti di volo e il «raddoppio» dell’aereo per Cagliari per portare in vacanza amici e parenti ad agosto, solo per citarne due.

La seconda condizione è «la nomina di «un delegato per la negoziazione dei termini economico della cessazione del mio rapporto per titolo e qualità». Una richiesta di lauta buona uscita che fa a pugni con il caos lasciato.

Nel frattempo ieri il governo ha dato il via libera alla seconda tranche dell’aumento di capitale da 400 milioni, portando a quota 1,1 miliardi le iniezioni di denaro pubblico rispetto agli 1,35 miliardi massimi fissati dalla commissione europea. Senza questi soldi Ita rischiava di non poter volare questo inverno per mancanza di cassa.

In più l’assemblea degli azionisti ha votato anche modifiche statutarie: in caso di dimissioni di più della metà dei membri del cda, decadono tutti i consiglieri. I sei consiglieri del Mef su nove totali si erano già dimessi ad aprile ma le resistenze di Altavilla avevano di fatto bloccato l’iter fino alla sua defenestrazione. Ora la modifica statutaria apre la strada al rinnovamento dell’intero cda che avverrà nella assemblea dei soci di martedì.

Per ora l’unico nome che gira per il nuovo cda o presidente è quello di Rocco Sabelli. Boiardo di lungo corso e amico di Giorgetti che lo fece nominare nel 2019 a Sport e Salute del Coni, Sabelli ha un’esperienza non felice in Alitalia: dal 2008 al 2012 è stato ad nel periodo dei «capitani coraggiosi» di Berlusconi.

In questo quadro l’ad Fabio Lazzerini, che ora ha tutte le deleghe, si confermerebbe un manager buono per ogni stagione: nella diarchia con Altavilla veniva considerato a favore dell’alleanza con Certares (Delta e Air France-Klm) ma proprio una sua lettera ai dipendenti, in cui sosteneva che nessuno doveva tifare per l’una o l’altra cordata, ha certificato l’appoggio per lui del nuovo governo.