Cannabis, la rivoluzione americana
Il continente americano è, oggi, il terreno della sperimentazione più avanzata in termini di politiche alternative sulla cannabis, anche se non va dimenticata la battaglia della Bolivia sulla foglia di […]
Il continente americano è, oggi, il terreno della sperimentazione più avanzata in termini di politiche alternative sulla cannabis, anche se non va dimenticata la battaglia della Bolivia sulla foglia di […]
Il continente americano è, oggi, il terreno della sperimentazione più avanzata in termini di politiche alternative sulla cannabis, anche se non va dimenticata la battaglia della Bolivia sulla foglia di coca.
Il fronte dell’America Latina
Dopo la vittoria di Morales sulla masticazione della foglia di coca, si è segnalata l’iniziativa coraggiosa dell’Uruguay di Mujica con l’approvazione della regolamentazione legale della cannabis (che arriverà in farmacia nel prossimo luglio), dando il via alla progressiva incrinatura del paradigma proibizionista.
Successivamente un fronte ampio di Paesi dell’America latina, comprendente Colombia, Messico e Guatemala hanno chiesto l’anticipo della sessione Ungass che si doveva tenere nel 2019 e a New York nell’aprile dello scorso anno, hanno apertamente messo in discussione le politiche Onu sulle droghe.
La grande contraddizione statunitense
Un altro fronte, per vari motivi forse il più significativo, si è aperto nel paese che è stata la guida per oltre 50 anni della war on drugs: gli Stati Uniti d’America. A oggi 8 dei 50 Stati hanno legalizzato l’uso ludico della marijuana tramite referendum: si tratta di Colorado e Washington (nel 2012), Alaska e Oregon (nel 2014), e infine California Maine Massachusetts e Nevada (nel 2016). A questi si è aggiunto (nel 2014) il distretto di Washington. Il Parlamento del Vermont ha approvato a maggio 2017 il percorso per la regolamentazione legale per via legislativa, anche se il provvedimento ha subito il veto del governatore dello stato. È infatti solo grazie al grimaldello referendario se la marjuana medica è oggi legale in 28 stati più il distretto della capitale Washington.
Tolto il velo dello stigma al consumatore e della demonizzazione del fenomeno, via via che l’uso medico si è diffuso, le persone hanno potuto familiarizzare con una sostanza che ha dimostrato, nella pratica quotidiana dell’utilizzo terapeutico, essere un valido sostituto di altri medicinali molto utilizzati (e spesso abusati) negli Usa.
Quando poi le prime sperimentazioni di legalizzazione dell’uso ludico (Colorado e Washington in particolare) si sono rivelati veri successi sia dal punto di vista del controllo della sostanza e dei suoi consumi, che rispetto alle ricadute sulla sicurezza, la percezione della cannabis come una sostanza da normalizzare ha fatto breccia nei cittadini statunitensi. Il fatto che l’economia della cannabis sia oggi una delle più performanti, con prospettiva di crescita a due e tre cifre, aiuta una diversa visione. Tanto che oggi il 61% della popolazione Usa si dichiara favorevole alla legalizzazione della cannabis anche per uso ludico.
Legalizzazione in Canada: Cannabis Act
La straordinaria vittoria elettorale del Partito Liberale in Canada, e l’elezione del suo giovane leader Justin Trudeau a primo ministro, ha riportato in primo piano anche nel paese nordamericano il tema della legalizzazione della marijuana a fini ricreativi.
Nel programma con cui ha vinto le elezioni Trudeau è stato molto chiaro: rimuovere il consumo e il possesso di marijuana dal Codice Penale, creando un sistema di regolamentazione rigido per vendita e distribuzione di cannabis con l’applicazione di accise sia federali che locali. Allo stesso tempo punire più «severamente chi vende ai minori, chi guida sotto l’effetto di cannabis e chi vende al di fuori del sistema regolato».
Il nuovo sistema andava costruito insieme ai territori e agli esperti di salute pubblica e con le forze dell’ordine. E così è stato. Nell’aprile di quest’anno, dopo una consultazione che ha coinvolto più di 30.000 soggetti, il governo ha presentato la propria proposta di regolamentazione legale della cannabis, con l’obiettivo di legalizzare il mercato della marijuana il 1 luglio 2018.
La lezione americana
Alcune incertezze pendono sulla «rivoluzione americana». In primis per le decisioni della presidenza Trump, che rimane una incognita per molte cose, comprese le politiche sulle droghe e in particolare del ministro della giustizia Sessions che ha messo in discussione la decisione di Obama di depenalizzare i reati non violenti sulle droghe.
Rimane il fatto che, dopo la decisione della Corte Costituzionale del Messico in favore della depenalizzazione del consumo personale, nel 2018 l’intera costa pacifica del nord america sarà in qualche modo marijuana-friendly e oltre 100 milioni di cittadini del continente americano vivranno in paesi con un regime di regolamentazione legale della cannabis.
Vanno attesi i risultati delle più recenti legalizzazioni, in particolare quella californiana. Se esse avranno successo si potrà aprire finalmente la partita a livello delle politiche internazionali sulle droghe in occasione del prossimo appuntamento delle Nazioni Unite, nel 2019 a Vienna.
L’articolo completo è pubblicato sul Libro Bianco sulle droghe 2017. Info su www.fuoriluogo.it/librobianco
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