«Una mattina mi son svegliato» e ho trovato Giorgia Meloni. Ieri gli studenti hanno calato giù lo striscione con i versi di Bella ciao sulla facciata de l’Università Orientale di Napoli: «I giovani – recita la loro nota – che tanto sono stati menzionati in questa campagna elettorale, quegli stessi fuori sede che per la maggior parte dei casi non hanno potuto votare, mandano un messaggio chiaro: le università non saranno quei luoghi dove l’estrema destra potrà entrare indisturbata, né per quanto riguarda misure discriminatorie su genere, razza, classe e orientamento religioso né attraverso il suo volto liberista fatto di aziendalizzazione e privatizzazioni. Da Napoli nelle università, a Milano nelle scuole i giovani non vogliono Giorgia Meloni».

FDI NON SFONDA nell’elettorato campano che ha disertato in massa le urne: in regione è andato ai seggi il 53,27% degli aventi diritto, a Napoli l’affluenza è stata solo del 49,74% con picchi del 60% nei quartieri Arenella, Chiaia, Posillipo e Vomero, maglia nera al quartiere Mercato con appena il 38,13%. Segno che la calata di big per tutto il mese di settembre con il loro meridionalismo d’occasione ha lasciato indifferente la città.

IN UN’ITALIA quasi tutta blu, la Campania si tinge di giallo 5S. Le ambiguità del Pd su lavoro e povertà hanno lasciato un’autostrada al Movimento. L’attacco frontale al Reddito di cittadinanza della destra, della diversamente destra del Terzo polo e i soliti balbettii dem hanno fatto il resto. E non perché in Campania «la gente vuole stare sul divano» (come si sono sentiti ripetere all’infinito) ma perché non vuole farsi sfruttare da un mercato del lavoro povero, senza diritti e senza regole. Come hanno spiegato i movimenti dei disoccupati, che da anni presentano progetti al Viminale per creare percorsi di inserimento al lavoro.

PER AVERE LA MISURA del risultato basta osservare lo spoglio della Camera. In Campania 1 (Napoli città) i 5S sono al 41,36% (483.699 voti) con 7 uninominali conquistati su 7 (ma a Scampia, Barra e San Giovanni sono sopra il 60%); nel 2018 erano al 54,13% (828.359 voti). FdI si ferma al 13,84% (161.849 voti) ma è comunque un risultato importante poiché nel 2018 era al 2,58% (39.491 voti). Fi tiene al 9,54% (111.603 voti), nel 2018 era al 18% (275.772); la Lega è 2,88% (33.636), nel 2018 era al 2,89 (44.246 voti). Il Pd è al 14,42% (168.654 voti), nel 2018 era al 12,19 (ma con 186.596 voti). Verdi – Si: 3,07 (35.867 voti). Nel 2018 in corsa c’era Liberi e uguali (Si e Art1 ora nel Pd) che ottenne il 3,1% (47.481). Impegno civico al 2,13% (24.882 voti), +Eu 2,07 (24.200 voti).

DELUSIONE TERZO POLO solo al 5,37% (62.788 voti) nonostante l’ingresso di Mara Carfagna e il gruppo Cesaro in fuga da Fi. Up al 2,6% (30.382 voti). In Campania 2 (il resto della regione) il centrodestra va più forte conquistando 7 uninominali su 7 ma i 5S restano primo partito con il 27,58%; FdI sale al 21,14 e anche il Pd recupera qualcosa al 16,85%.

LA BATTAGLIA DEGLI UNINOMINALI in Campania finisce con 11 seggi ai 5S e 10 al centrodestra lasciando a mani vuote tutti gli altri. Nel collegio partenopeo di Fuorigrotta la sfida più attesa vinta dall’ex ministro Sergio Costa per i pentastellati con oltre 15 punti di vantaggio su Luigi Di Maio, che resta fuori dal parlamento. Terza posizione per Mariarosaria Rossi (ex berlusconiana passata con Giovanni Toti) e solo quarto gradino per l’ex azzurra Carfagna, che dovrebbe essere ripescata nel listino proporzionale.

PERDONO I DUE DELUCHIANI di ferro: il vice del governatore Fulvio Bonavitacola e Luca Cascone. In salvo il figlio Piero, al sicuro nel proporzionale di Salerno. Non eletti anche due volti civici del Pd: il giornalista Sandro Ruotolo e il pediatra Paolo Siani, entrambi con due storie importanti di lotta alla camorra mandati però in collegi improbabili per fare posto ai paracadutati. Dovrebbero essere in salvo i big in corsa nel proporziona come Roberto Speranza, l’under 35 Marco Sarracino, Dario Franceschini e Susanna Camusso; per il Terzo polo Rosato e Renzi.

ENRICO LETTA in Campania ha fatto una scommessa sbagliata: mettere da parte il sindaco di Napoli Manfredi e il suo campo largo per affidarsi a De Luca. Ieri Manfredi ha commentato: «Il dato di Napoli e provincia ci dice che il fronte largo con i 5S che ha sostenuto la mia elezione oggi è ancora quasi al 70%. Bisogna ricostruire un fronte che rappresenti gli interessi e le esigenze di larghe parti della popolazione che hanno bisogno di rappresentanza e di cura. La mia maggioranza è ancora più maggioranza sia in città che nell’area metropolitana. Questo risultato ci spinge a rafforzare questo progetto politico e anche a proporlo a livello nazionale. Se si fosse messa in campo in queste elezioni forse avremmo visto un risultato diverso».

ROBERTO FICO, a De Luca che ha attaccato il Rdc definendolo una truffa, ha replicato: «Non gli devo rispondere io, gli hanno risposto i cittadini campani con un bel segnale. Il Movimento non è Lega Sud. Crede nella centralità del Sud nel sistema Paese. Oggi abbiamo un deficit sulla crescita di lavoro, diseguaglianze territoriali che al Mezzogiorno sono più profonde. Ci poniamo l’obiettivo di contrastare le diseguaglianze. Per questo il Sud ce lo riconosce non come partito del Sud ma come Movimento nazionale che porta queste questioni nei ministeri e in parlamento».