Campania, inizia l’iter della legge per il terzo mandato di De Luca
Lo scontro I consiglieri regionali Pd chiedono in cambio l'introduzione della soglia di sbarramento al 3% in funzione anti liste civiche. Imbarazzo del Nazareno
Lo scontro I consiglieri regionali Pd chiedono in cambio l'introduzione della soglia di sbarramento al 3% in funzione anti liste civiche. Imbarazzo del Nazareno
Vincenzo De Luca accelera verso la terza candidatura come presidente della giunta regionale della Campania. La I Commissione consiliare permanente, che è presieduta da un suo fedelissimo, Giuseppe Sommese (figlio dell’ex assessore Pasquale, eletto nel 2020 nella lista dei Moderati con De Luca) ieri ha incardinato, a iniziativa dello stesso Sommese, l’esame della proposta di legge «Disposizioni in materia di ineleggibilità alla carica di Presidente della Giunta regionale, in recepimento della legge 2 luglio 2004, numero 165». La norma del 2004 stabilisce che il limite del secondo mandato scatta dall’entrata in vigore della legge. De Luca spera, facendola recepire dal consiglio dopo 20 anni, come nel gioco dell’oca, di ripartire da zero.
Il dato politico è chiaro: a dispetto dei mal di pancia del Pd nazionale, che più volte ha detto no e con vari esponenti (dal deputato napoletano Marco Sarracino all’europarlamentare Sandro Ruotolo, che fa parte della segreteria Schlein, al commissario del partito regionale Misiani), De Luca procede come un treno. Ieri, affinché fosse chiaro a tutti, ha spedito in I Commissione il suo vice, Fulvio Bonavitacola. Sommese ha previsto due giorni per la presentazione degli emendamenti e l’intenzione dei deluchiani è di arrivare a discutere la proposta di legge nel consiglio regionale del 5 novembre.
Affinché sia approvata, la proposta di legge dovrà raggiungere 26 preferenze. La sosterranno certamente tutti gli eletti con le varie liste del presidente, ma potrebbero dire sì anche non pochi tra i consiglieri che vestono la casacca del Pd. Gennaro Oliviero per esempio, che è il presidente del consiglio regionale protagonista delle polemiche per il tesseramento a Caserta, ed il casertano Francesco Picarone, entrambi politicamente molto legati a De Luca. Le defezioni rispetto alla scelta nazionale del partito, però, potrebbero essere anche altre in una regione dove, circa due anni fa, prevalse la mozione Bonaccini su quella Schlein. Con quali conseguenze per chi dirà sì al terzo mandato? Giorni fa erano trapelate indiscrezioni di una riunione al Nazareno con i consiglieri regionali campani durante la quale il Pd avrebbe chiarito che chi si fosse schierato con De Luca sarebbe stato messo fuori dal partito.
Ieri, più blandamente, un esponente nazionale di primo piano si limitava a dire: «Certamente non saranno ricandidati». Certo è che per Schlein si vanno materializzando tutti gli incubi peggiori in questa saga campana, compreso quello che, alla fine, commissario o no, i consiglieri regionali si dimostrino sensibili ai voleri del governatore molto più che ai suoi. Ieri in I Commissione è approdata anche la proposta di modifica della legge elettorale regionale avanzata da Mario Casillo, capogruppo dem.
Punta a eliminare il limite del 65% del premio di maggioranza, ad estendere la soglia di sbarramento del 3% anche alle liste collegate al candidato Presidente che ottenga il 10% dei voti, a introdurre la sospensione dalla funzione di Consigliere regionale nel caso l’eletto venga nominato Assessore. Prevede, inoltre, l’ ineleggibilità dei sindaci di tutti i comuni e non solo dei centri superiori ai 5mila abitanti. Il sì dei deluchiani a questa legge potrebbe essere la merce di scambio per il via libera dei consiglieri Pd alla legge che aprirebbe la via del terzo mandato.
Non è un caso, forse, che l’Anci Campania ieri abbia aspramente criticato la proposta Casillo, in particolare in riferimento alla ineleggibilità dei sindaci dei piccoli comuni. Il presidente dell’associazione è infatti Carlo Marino, molto vicino a Stefano Graziano, parlamentare del Pd che è diventato un oppositore di De Luca. In queste contraddizioni prova a far breccia la mozione di sfiducia al presidente della giunta campana presentata ieri dal centro destra, con il rinforzo dell’ex pentastellata Maria Muscarà (ora al Misto).
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