La caduta dei liberali svuotati dal boom dei Verdi e il crollo dei democristiani dissanguati dall’ultra-destra di Afd. Mentre all’ombra della vittoria personale del «Superman della Spd» Stephan Weil, eletto al terzo mandato consecutivo da governatore, brilla la marea di consensi persi dal partito del cancelliere Scholz in parallelo alla sconfitta della Linke.

Il giorno dopo le elezioni in Bassa Sassonia, a Berlino si misurano i contraccolpi politici del voto che ridisegna gli equilibri interni nella coalizione Semaforo e ridimensiona l’opposizione a favore dei nazional-populisti.

SPICCA LA VERA E PROPRIA “botta” politica incassata da Christian Lindner, segretario di Fdp e ministro delle Finanze, responsabile di una débacle storica: con il 4,7% (meno 2,8 rispetto a cinque anni fa) il suo partito non è riuscito neppure a superare la soglia di sbarramento per entrare nel Parlamento locale, anche se Lindner ha dato tutta la colpa al governo Scholz: «Paghiamo la partecipazione alla coalizione Semaforo, che non tutti i nostri elettori gradiscono».

Invece «proprio il comportamento di Fdp nella coalizione Semaforo è la principale causa della sua sconfitta. Dentro al governo i liberali svolgono una sorta di opposizione interna come fossero ospiti. Adesso che il sostegno al partito a livello nazionale è calato Lindner non potrà più minacciare di uscire dall’esecutivo» spiega sullo Spiegel il politologo Andreas Busch, professore di politica comparata all’Università di Gottinga.

La prova dell’immediata perdita di potere arriva con la clamorosa indiscrezione di Bloomberg secondo cui il governo Scholz «aprirebbe» all’emissione di debito comune della Ue per finanziare le misure a sostegno dell’economia di fronte allo shock energetico. Una compensazione per bilanciare il bazooka da 200 miliardi varato dalla Germania senza consultare nessuno.

Alla “vittoria” della Spd (33,4% ma con meno 3,5% dei voti) e alla caduta del falco delle Finanze di Fdp corrisponde il volo dei Verdi (14,5%, un balzo in avanti di quasi il 6%) che a Berlino rafforza direttamente il vicecancelliere Robert Habeck e la ministra degli Esteri Annalena Baerbock: non saranno più gli junior-partner del governo Scholz per la ragione matematica che oltrepassa le urne locali: la Bassa Sassonia – se andranno in porto le trattative cominciate in queste ore fra Weil e i due candidati ambientalisti, Julia Willie Hamburg e Christian Meyer – sarà il dodicesimo governo regionale partecipato dai Verdi, su sedici Landtag della Germania.

PER I GRÜNEN HA PAGATO il decisionismo sull’energia e soprattutto le garanzie di Habeck: in veste di ministro dell’Economia ha ricordato i posti di lavoro che verranno creati con la nuova rete di rigassificatori off-shore sul Mare del Nord in costruzione sulla costa della Bassa Sassonia. In altre parole, la flessibilità sull’utilizzo dell’energia rispetto all’iniziale programma di governo.

ALL’OPPOSIZIONE invece emerge la vera e propria batosta della Cdu (28,5%) sempre meno partito popolare e sempre più fuori dai governi nei Land che contano. In Bassa Sassonia ha perso il 5,5% dei voti che sono andati per oltre metà ai candidati di Afd gonfiata fino al 10,9% (+4,7) che in campagna elettorale agitavano lo spettro dei black-out promettendo battaglia sulle bollette della luce arrivate alle stelle.

Il segretario Friedrich Merz ammette la «netta retromarcia» ma non ha alcuna intenzione di mettere in discussione il suo ruolo. Da quando è stato eletto ha vinto due elezioni e perse altrettante; saranno dunque le prossime Regionali a dettare il suo destino anche come leader dell’Union che comprende i cugini della Csu. Ma fa notizia che l’altro beneficiario dell’emorragia Cdu siano stati i Verdi, mai così in grado di attirare il voto moderato che non guarda alla destra fascio-populista.

LA LINKE BLOCCATA a quota 2,7% (meno 2%) e fuori dal Parlamento di Hannover conferma la crisi del partito scosso a livello federale dalla ricostruzione tutta ancora da definire. Per i dirigenti della Bassa Sassonia, in particolare, si apre il dibattito sulla drammatica marginalità della sinistra nel Land dove ci sono le tute blu della Volkswagen, dei cantieri aero-navali e dell’industria petrolchimica.