«Troppo spesso le udienze sono un susseguirsi di monologhi del relatore e degli avvocati delle diverse parti». Già a gennaio, il giorno stesso della sua elezione a presidente, Giuliano Amato aveva annunciato l’intenzione di intervenire sui riti della Corte costituzionale. Prendendo ad esempio le udienze di altre corti supreme, in particolare quelle che si tengono davanti ai giudici degli Stati uniti abituati, lì, a interrompere di frequente gli avvocati per fare domande o contestare le tesi. Niente monologhi.

Più recentemente Amato, che a settembre terminerà il suo mandato al palazzo della Consulta, aveva fatto capire in un’intervista per l’annuario della Corte che le novità erano in arrivo. Così è stato. Con un decreto, lunedì il presidente ha profondamente cambiato le regole delle udienze costituzionali. In modo che il processo possa tornare a essere fondamentalmente un processo orale.

Secondo le nuove regole, cinque giorni prima di ogni udienza, il giudice relatore di una causa potrà rivolgere domande scritte agli avvocati. Nel giorno dell’udienza, ciascun avvocato avrà a disposizione, di regola, quindici minuti per esporre le proprie difese e rispondere alle domande scritte del relatore. Il presidente potrà aumentare il tempo per cause particolarmente difficili ma se gli avvocati saranno più d’uno dovranno dividersi i minuti.

Niente più relazione iniziale dell’udienza, quella dalla quale abitualmente si provava a intuire l’orientamento della Corte: al suo posto una sintetica (cinque minuti) introduzione del giudice relatore.
La novità principale è che tutte le giudici e tutti i giudici del collegio potranno interloquire con gli avvocati, rivolgendo loro domande e obiezioni. Non parleranno dunque più dunque soltanto il presidente e il giudice relatore.

«Con le modifiche approvate – si legge in un comunicato diffuso ieri dalla Corte costituzionale – l’udienza diventerà non solo più vivace, ma soprattutto più utile ai fini della decisione». La prima udienza con le nuove regole sarà quella del prossimo 21 giugno.