California, Nebraska e Oklahoma: il boia torna a pieno ritmo
Stati uniti La California è lo Stato che vanta il braccio della morte più affollato, con 750 condannati
Stati uniti La California è lo Stato che vanta il braccio della morte più affollato, con 750 condannati
Il 2016 sembrava l’anno giusto per festeggiare una sensibile regressione della pena di morte negli Stati uniti. Da una recente statistica del Pew Research Center, infatti, risulta che quello in corso è l’anno con meno esecuzioni capitali dell’ultimo quarto di secolo. Dal mese di gennaio i boia statunitensi hanno giustiziato 17 persone, con altre 3 esecuzioni previste entro la fine dell’anno, per un totale di 20, il minimo storico dal 1991, quando vennero portate a termine «soltanto» 14 esecuzioni.
Tuttavia, negli stessi giorni in cui gli Usa eleggevano il nuovo presidente, i cittadini di tre stati, California, Nebraska e Oklahoma, hanno votato anche in rispettivi referendum, i cui esiti non hanno affatto smentito i risultati che incoronavano contemporaneamente il repubblicano Trump. La California è lo Stato che vanta il braccio della morte più affollato, con 750 condannati. Tra la proposta referendaria 62, che chiedeva l’abolizione definitiva della pena di morte e la proposta 66 che, al contrario, auspicava addirittura l’accelerazione delle procedure per le uccisioni legalizzate, il 52% degli elettori ha votato per quest’ultima opzione. Il problema è che se adesso la proposta 66 venisse applicata alla lettera, sarebbe una vera e propria mattanza; parecchi giuristi si augurano che non sarà così, altrimenti dovremmo assistere «all’esecuzione di una persona a settimana per 14 anni».
Poi è toccato al Nebraska, dove la pena di morte era stata abolita nel maggio 2015 e reintrodotta dopo appena una manciata di mesi con il consenso del 57% dei cittadini. Infine l’Oklahoma, paese forcaiolo (percentualmente ha il numero più alto di esecuzioni in rapporto al numero di abitanti), che ha confermato la sua ferale tradizione con il 67% degli elettori. Dopo questo voto l’Oklahoma è diventato il primo Stato americano che legittima la pena capitale, includendola nella propria stessa Costituzione. Eppure lo stesso sondaggio del Pew Research Center, soltanto il 30 settembre scorso, aveva rivelato una sensibile decrescita di consensi verso la pena di morte da parte dei cittadini americani, con il 49% che restava favorevole alla legge dell’occhio per occhio.
All’interno di queste percentuali, come riportato anche dal Comitato Paul Rougeau nel suo ultimo «Foglio di collegamento», è interessante vedere come si pongono le varie categorie della cittadinanza statunitense. Tanto per cominciare, si conferma che la maggioranza dei Repubblicani (72%) continua ad essere favorevole alla pena di morte, mentre solo il 34% dei Democratici lo è. Per quanto riguarda gli «indipendenti», la percentuale è equamente ripartita (45% a favore, 44% contrari).
Anche il sesso, la razza, il credo religioso e il livello culturale fanno pendere il piatto della bilancia da una parte o dall’altra: i maschi sono più favorevoli alla pena di morte delle femmine (55% contro 43%), i bianchi lo sono molto più degli afroamericani e degli ispanici (57%, contro rispettivamente 29% e 36%), i protestanti evangelici sono favorevoli (69%) mentre i cattolici sono quasi equamente ripartiti (43% favorevoli, 46% contrari) e, concludendo la rassegna, le persone che hanno conseguito almeno la licenza della scuola superiore sono meno «forcaiole» di quelle meno colte (43% contro 51%).
Come se non bastasse, però, adesso anche il New Mexico si è messo nella scia della triade di Stati tornati a quei fasti medievali che permettono ai governi di disporre della vita dei propri cittadini. Nel New Mexico la pena di morte era stata abolita da sette anni, ma l’attuale Governatrice repubblicana, Susana Martinez, sta facendo di tutto per ripristinarla, pretendendo che il Parlamento del suo Stato approvi la legge per la reintroduzione già a gennaio. In tema di diritti umani, sembra che negli Usa tutte le più rosee aspettative si siano infrante nella manciata di poche settimane ed ora, con l’avvento di Donald Trump, forse ci sarà da aspettarsi il peggio.
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