Brucia il deposito dei missili, è festa ucraina
Gli incendi scatenati dall’esplosione del deposito di missili e artiglieria dei russi a Toropets
Internazionale

Brucia il deposito dei missili, è festa ucraina

Reportage Il successo senza precedenti dell’attacco con 100 droni nella regione russa di Tver visto dai militari di stanza nella zona di Pokrovsk

Pubblicato circa 2 mesi faEdizione del 19 settembre 2024
Sabato AngieriINVIATO A POKROVSK

Dima e i suoi commilitoni festeggiano guardando sul cellulare i video delle esplosioni del deposito russo di Toropets. Quando il cielo sopra la regione russa di Tver si fa rosso per il vasto incendio che ha coinvolto l’area della casamatta gridano di gioia. Ci mostrano una foto dove si vede una delle finestre di un appartamento completamente scardinata e, in lontananza, l’incendio. Significa che l’onda d’urto si è sentita per centinaia di metri.

SECONDO I MEDIA UCRAINI, come legge Kostia da internet, «nel deposito erano presenti missili Iskander e Tochka-U, Kab bombe plananti, proiettili d’artiglieria e missili balistici a corto raggio KN-23 della Corea del Nord». «Guarda – dice un altro soldato mostrando un grafico – è stata un’esplosione talmente forte che ha causato un terremoto».

L’entusiasmo dei militari ucraini nei pressi di Pokrovsk è alle stelle. Toropets si trova 500 km a nord della frontiera ucraina e a circa 400 km da Mosca ed è da quel deposito, secondo diverse ricostruzioni, che venivano prelevati molti dei missili impiegati dalle forze russe. L’agenzia russa Ria Novosti ha stabilito che il deposito esiste almeno dal 2018, dato che l’allora vice-ministro della Difesa, Dmitry Bulgakov, ne aveva parlato apertamente. Ma è dal 2022 che Toropets ha assunto un valore strategico di primo livello. Situata nel distretto militare occidentale della Federazione russa, a non molta distanza dalle città più importanti e dalla frontiera con la Bielorussia, la città è stata per tutta la giornata in cima alle ricerche degli utenti su internet. Il video che mostra il momento dell’esplosione, le colonne rosse in lontananza e il conseguente incendio «di almeno 6 km» secondo la stampa locale, è stato visto milioni di volte.

È UN SUCCESSO STRATEGICO per l’Ucraina, che ha subito rivendicato: «Droni lanciati dal Servizio di sicurezza ucraino (Sbu), dall’intelligence militare (Gur) e dalle forze speciali hanno distrutto un grande magazzino del principale dipartimento di missili e artiglieria del ministero della Difesa russo nell’insediamento di Toropets» cita Ukrinform. L’attacco è stato realizzato con 100 droni lanciati contemporaneamente contro il deposito. La concentrazione di esplosivo era tale, si parla di 30mila tonnellate di munizioni, che forse sarebbe bastato anche solo colpire una delle testate, ma sta di fatto che la detonazione ha causato un terremoto di 2,5°.

Il governatore della regione di Tver, Igor Roudenia, ha ordinato «l’evacuazione parziale della popolazione» e ha dichiarato che 13 persone sono rimaste ferite in modo lieve. Nel pomeriggio i civili sono stati autorizzati a rientrare nelle loro case. Il ministero della Difesa russo ha dichiarato che altri 54 droni di Kiev diretti sulle regioni confinanti di Bryansk, Smolensk, Belgorod e Oryol sono stati abbattuti nella notte.

IL GRUPPO DI SOLDATI ESULTA. Inutile chiedergli quante volte hanno guardato quelle immagini, anche perché ogni volta che in rete veniva pubblicato un nuovo video di un residente di Toropets allarmato ripartiva l’euforia. Non si aspettano una risposta russa, magari proprio a Kramatorsk? Ci riflettono un attimo e poi cambiano discorso. Sono tutti ragazzi, arrivati da poco per essere inquadrati nelle brigate di stanza in quest’area. Per ora nessuno di loro andrà a Pokrovsk e quando gli chiediamo se ne sono sollevati ostentano spavalderia. Ma non hanno mai combattuto davvero, si vede. E infatti finora sono rimasti tutto il tempo nelle retrovie, prima per l’addestramento e poi in diverse brigate di complemento. «Sappiamo che la situazione non è buona per i nostri» dice Dima all’ennesima domanda su Pokrovsk, «ma se non combattiamo i russi arriveranno a Kiev». Gli raccontiamo alcune delle storie che ci hanno riferito i militari negli ultimi giorni e ascoltano attentamente, qualcuno sembra un po’ turbato.

«MA SCUSATE – CHIEDIAMO -, il comando non vi informa della situazione sul campo?». «Ogni reparto ha la sua aerea, non possiamo sapere tutto e poi alcune cose sono segrete…». Dopo poco ammettono di leggere i gruppi di Telegram per informarsi sulla situazione in alcune aree. «Molti sono fatti da militari esperti, ti danno informazioni vere e ti spiegano bene la situazione» interviene uno dei più giovani.

Kosta lancia una grossa esclamazione quando viene a sapere del nuovo sabotaggio dei dispositivi di Hezbollah in Libano. «Anche noi dovremmo fare così con i russi!». Li lasciamo mentre immaginano l’esplosione del Cremlino con un pulsante – ripetono più volte «click, booom» – e gli auguriamo di nascosto di restare sempre qui a dire sciocchezze e a vedere la guerra in prima linea dal telefonino. Ma sappiamo già che non sarà così, l’esercito ucraino ha un disperato bisogno di uomini e chi non ha esperienza è meglio che l’acquisisca in fretta se vuole sopravvivere.

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