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Bossi divide la Lega e tratta per la sua lista

Bossi divide la Lega e tratta per la sua lista

Regionali A sinistra continua a fare discutere la candidatura del virologo Fabrizio Pregliasco. Correrà da sola Unione Popolare, che ha deciso di candidare Mara Ghidorzi

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 21 dicembre 2022

È sempre più profonda dentro la Lega la frattura tra salviniani e bossiani. Il fondatore Umberto Bossi ieri si è presentato a sorpresa al Pirellone, dove ha incontrato il presidente della giunta lombarda Attilio Fontana. Bossi ha chiesto a Fontana di riconoscere la lista civica «Comitato Nord» nella coalizione che lo sosterrà il 12-13 febbraio 2023. Comitato Nord è la nuova entità leghista fondata da Bossi in opposizione a Salvini.

I quattro consiglieri regionali lombardi della Lega che hanno costituito il gruppo nordista in consiglio regionale sono stati espulsi da Salvini dal partito. Loro giurano fedeltà e sostegno a Fontana e vorrebbero correre nella coalizione di centrodestra, anche per andare alla conta con i salviniani. Salvini non ne vuol sentir parlare: «A che titolo Bossi, parlamentare eletto con la Lega, va dal presidente della Regione a offrire il sostegno di un gruppo di persone che dalla Lega sono uscite prima ancora di essere espulse?», avrebbe detto ai suoi Salvini che poi in serata ha provato a schivare la questione: «Con tutto il rispetto, quando da ministro hai in ballo 30 miliardi di cui occuparti, delle liste e dei fuoriusciti lascio che se ne occupi qualcun altro». «Non mi parla? È un bambino, non si comporta come un uomo», la frase con cui il Senatur ha liquidato il suo successore». Imbarazzo di Fontana, che dopo l’incontro ha detto: «Riferirò la richiesta di Bossi agli alleati. Umberto è un amico e sono certo che mi sosterrà». Chissà cosa dirà Fratelli d’Italia. Inserire Comitato Nord significherebbe diminuire ancora di più il peso elettorale della Lega.

A sinistra continua a fare discutere la candidatura del virologo Fabrizio Pregliasco come capolista della lista Majorino presidente. Pregliasco è stato uno dei virologi onnipresenti in tv nei due anni di pandemia, è direttore sanitario dell’Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano, uno degli ospedali privati del potente gruppo San Donato, e nella vicenda degli oltre 400 anziani morti nella prima ondata Covid al Pio Albergo Trivulzio Pregliasco è stato il consulente scientifico della Rsa nominato dopo l’avvio dell’inchiesta della magistratura che più volte si è scontrato con l’associazione dei famigliari delle vittime del Trivulzio.

La scelta di candidare Pregliasco ha interrotto il dialogo in corso tra il centro sinistra e la rete Curiamo la Lombardia, di cui fanno parte Medicina Democratica, il coordinamento Dico 32 e diversi medici e operatori sanitari lombardi tra cui Vittorio Agnoletto. Il 4 novembre il coordinamento aveva condiviso con tutti gli esponenti del centrosinistra una piattaforma in 23 punti di revisione della legge Moratti sulla sanità e nei giorni scorsi era circolato un appello per una lista civica a favore della sanità pubblica a sostegno di Majorino.

Ieri Curiamo la Lombardia avrebbe dovuto incontrare Majorino, ma 36 ore prima dell’incontro è arrivata la doccia fredda della candidatura di Pregliasco. «Abbiamo chiesto che Pregliasco non sia in lista. La palla ora passa a Majorino», spiega Marco Caldiroli di Medicina Democratica.

Chi invece correrà da sola senza aver neanche tentato un dialogo con Majorino è Unione Popolare, che candiderà Mara Ghidorzi, già candidata sindaca nel 2019 a Corsico per la lista «Rossa e Solidale». La parola d’ordine sarà «pubblico». Perché il centrosinistra, dice Up, «è in continuità con il centro destra, come dimostra la vicenda Pregliasco».

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