Bormida, valle al veleno
Ambiente Una «ecostoria» di resistenza centenaria contro i rifiuti tossici dell’Acna, riattivata dall’arte con l’installazione di Annalisa Cannito, frutto di anni di ricerca negli archivi e raccolta di testimonianze
Ambiente Una «ecostoria» di resistenza centenaria contro i rifiuti tossici dell’Acna, riattivata dall’arte con l’installazione di Annalisa Cannito, frutto di anni di ricerca negli archivi e raccolta di testimonianze
Nel 1987 si costituisce l’Associazione Rinascita per la valle Bormida, uno dei primi movimenti ecologisti in Italia, che ha lottato per la salvaguardia dell’area intorno al fiume Bormida, a cavallo tra il Piemonte e la Liguria, nota per essere tra le più contaminate d’Italia, minacciata dai crimini perpetuati dall’industria chimica Acna.
LE PRIME DENUNCE da parte della popolazione arrivano già nel 1909, quando i pozzi vengono dichiarati inquinati. L’azienda ha, infatti, una storia centenaria di contaminazione delle acque di rifiuti tossici delle produzioni chimiche, nonché di impegno nel progetto colonialista italiano.
Nata nel 1882 come dinamitificio e attiva fino al 1999, nel 1906 produce Tnt per l’esercito italiano impegnato nel conflitto in Libia. Durante la Prima guerra mondiale genera le sostanze chimiche impiegate come armi di distruzione di massa, nonostante il protocollo di Ginevra del 1925 lo proibisse. L’uso dei gas tossici verrà, infatti, concesso da Benito Mussolini su richiesta del maresciallo Badoglio nel tentativo di colonizzare l’Etiopia alla fine degli anni trenta. Nei decenni si accumulano le contestazioni e le denunce e, negli anni Novanta, l’Associazione Rinascita per la valle Bormida solleva l’opinione pubblica nazionale con manifestazioni, blocchi stradali, raccolte firme inviate a Strasburgo, il blocco del Giro d’Italia e le contestazioni davanti all’Ariston di Sanremo.
NEL 1988 Patricia Dao e Renzo Fontana fondano il giornale Valle Bormida Pulita, che ha dato voce all’Associazione Rinascita con cui condivideva il progetto di far rinascere la valle dopo decenni di veleni. Il giornale indagherà il traffico di rifiuti tossici che viaggiano all’interno di barili diretti verso il casertano e il napoletano, verso il Mediterraneo, ma anche verso Somalia, Nigeria, Angola e Romania.
È QUESTA la storia di resistenza centenaria che Annalisa Cannito ha riattivato nella sua installazione Osservatorio Valle Bormida. Ecostorie di insurrezione rurale, una selezione di materiali provenienti dagli archivi dell’associazione e del giornale. L’installazione è parte della rassegna I nostri fiumi condividono una bocca, a cura di Aigerim Kapar, Andria Nyberg Forshage, Jiayue He, a conclusione della diciottesima edizione del programma di residenza coordinato da Michele Bertolino, promosso dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, visitabile nella sua sede di Guarene fino al 21 luglio. La mostra presenta riflessioni sulle memorie collettive, la giustizia ambientale, le eredità attuali dell’imperialismo e delle infrastrutture coloniali e come queste si specchino nelle complesse realtà postcoloniali.
Il progetto di Osservatorio è frutto di anni di ricerca e raccolta di materiali e testimonianze condotta in collaborazione con le persone che negli anni hanno fatto attivismo, e nasce come parte della sua ricerca sul passato coloniale italiano, Nel ventre del fascismo e del colonialismo, che indaga gli elementi di continuità della contemporaneità con il passato fascista in termini di permanenza di forze di violenza sistemica e corruzione. Cannito ha salvato i materiali dell’archivio della sede del Valle Bormida Pulita, che per più di vent’anni è rimasta chiusa, con le sue testimonianze sepolte all’interno.
L’installazione raccoglie due colonne di vecchi numeri del giornale, i manifesti delle iniziative dell’associazione, gli striscioni dei cortei, un campione di percolato del 1991 in bottiglia, e due barili su cui è stata fatta crescere dell’erba, a memoria dei barili contenenti rifiuti tossici che sono stati sepolti nell’area interno a Acna.
UN VECCHIO BAULE militare raccoglie le pubblicazioni che hanno contribuito a plasmare l’ideologia colonialista a sostegno della politica fascista italiana. Il centro della stanza è occupato da una scrivania e un telefono a rotella a cui è possibile ascoltare i colloqui che la redazione ha avuto con le istituzioni, nonché la testimonianza di un dipendente Acna che racconta dei barili sepolti.
Una televisione trasmette un documentario sul traffico dei rifiuti della Bormida prodotto dal canale britannico Channel four nel 1989 e mai trasmesso in Italia. E un profuma ambiente alla violetta ci racconta cosa usassero negli stabilimenti Acna per nascondere gli odori nauseabondi dei rifiuti tossici.
L’installazione restituisce l’immagine di una storia irrisolta, rimossa, sepolta e l’intenzione di Osservatorio è proprio quella di riconsegnare sensibilità a una vicenda sopita a partire dal recupero di un patrimonio gigantesco di documentazioni d’archivio e testimonianze che vanno preservate. Il lavoro di Cannito ha la qualità dell’arte attivista, sovversiva e mai autoritaria, di generare connessioni tra la capacità di vedere e la capacità di fare, in un nesso di azione e reazione. E nella sua prospettiva, dare visibilità all’archivio attraverso l’installazione è solo il primo passo verso l’attivazione di pratiche, e verso il desiderio, nonché la necessità, di realizzare un centro di documentazione e ricerca dedicato ai casi studio dell’Acna. Una foce a cui possano confluire le memorie del primo movimento ambientalista italiano.
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