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Boom del risparmio ma è per pochi e la povertà aumenta

La manocra gialloverde Il risparmio degli italiani sembrerebbe andare a gonfie vele. Nel 2017 è di 173 miliardi, il 4% in più rispetto all’anno precedente. Ancora meglio le riserve in contanti. Sono aumentate […]

Pubblicato circa 6 anni faEdizione del 10 ottobre 2018

Il risparmio degli italiani sembrerebbe andare a gonfie vele. Nel 2017 è di 173 miliardi, il 4% in più rispetto all’anno precedente. Ancora meglio le riserve in contanti. Sono aumentate di 56 miliardi. Il 6% in più.

Sui conti correnti degli italiani oggi ci sono 883 miliardi di euro, mentre alla fine del 2016 erano 827. Risparmi e liquidità viaggiano ad un ritmo triplo o quadruplo del Pil. L’artefice di questo miracolo si chiama mercato finanziario. L’andamento dei titoli di borsa e i rendimenti degli investimenti finanziari hanno accresciuto sia la liquidità che il risparmio. Ovviamente di pochi. Il lavoro come fonte di produzione della ricchezza diventa sempre più irrilevante.

Nel 2017 il 41% delle famiglie consumava tutto il reddito mensile. Un netto peggioramento della situazione se pensiamo che l’anno precedente era il 36% in questa condizione. Una famiglia su cinque non è in grado di fare fronte ad una spesa imprevista di mille euro. Cioè non ha in banca quei soldi. Solo un terzo potrebbe fare fronte ad una spesa imprevista superiore ai 10.000 euro. Stiamo parlando di cifre irrisorie nella vita reale. Una spesa dentistica nel primo caso, una automobile nuova , ma di bassissimo costo, nel secondo. Del resto l’impoverimento dei lavoratori dipendenti ha assunto dati macroscopici, Secondo Banca d’Italia nel 2016 la loro ricchezza complessiva è diminuita del 25% rispetto a dieci anni prima. E l’andamento non indica un mutamento di tendenza. Anzi scava ogni giorno un solco nelle diseguaglianze e frantuma le speranze di un futuro migliore.

Basta guardare la situazione osservandola dal binomio retribuzioni/consumi. Lo scorso anno la spesa per i consumi è aumentata del 2,5% mentre le retribuzioni dell’ 1.7%. Nel primo trimestre del 2018 la spesa è aumentata tre volte le retribuzioni. La forbice è ancora più drammatica se pensiamo che nonostante la spinta anche della inflazione i consumi delle famiglie restano al di sotto di quelli del 2011.

Oggi per consumare meno di 7 anni fa le famiglie spendono di più di quello che guadagnano. In questo quadro le misure contenute nella manovra del governo sono lontanissime dal rispondere effettivamente ai bisogni dei redditi più poveri. Anzitutto perché le famiglie in difficoltà sono in numero ben maggiore a quelle a cui si rivolgono le proposte dei gialloverdi. In secondo luogo perché le cifre sono inefficaci ad un cambio di status. Come per gli ottanta euro di Renzi le cifre del governo Salvini-Di Maio non sono in grado di trascinare i consumi delle famiglie e dei redditi più bassi. Non sono in grado di dare certezze per il futuro. Non si tratta di una novità. Da tempo gli economisti misurano l’inefficacia ai fini della crescita economica di questo tipo di spesa. Soprattutto in Italia.

Cinquant’anni fa questo tipo di manovra la si sarebbe definita “un modo per dare da bere al cavallo” . Iniettare liquidità per far riprendere i consumi interni. Ma le ricette vecchie mezzo secolo non funzionano.

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