Booking.com è stato denunciato ieri alla magistratura olandese dall’European Legal Support Center (Elsc), dall’associazione palestinese Al-Haq e dalle olandesi SOMO e The Rights Forum: fanno causa alla compagnia online di viaggi olandese per i profitti ottenuti dalla commissione di crimini di guerra nei Territori palestinesi occupati.

La ragione: nella sua lista, sono presenti anche una 70ina di proprietà tra b&b, hotel e appartamenti nelle colonie israeliane in Cisgiordania e a Gerusalemme est, insediamenti considerati illegali dal diritto internazionale e più volte oggetto di risoluzioni Onu che ne chiedono lo smantellamento (per le Convenzioni di Ginevra trasferire la propria popolazione in un territorio illegalmente occupato è crimine di guerra).

Nel 2018 anche Airbnb finì nel mirino ma, dopo l’iniziale decisione di cancellare dal proprio sito case e appartamenti nelle colonie, fece marcia indietro. Con Booking.com le quattro associazioni si rivolgono direttamente alla giustizia olandese: la legge dei Paesi bassi vieta di fare profitto dalla commissione di crimini di guerra, un reato che è considerato riciclaggio di denaro.

A sostenere l’accusa, c’è la decisione del Consiglio dei diritti umani dell’Onu che nel 2020 ha posto Booking nella lista delle società con attività nei Territori palestinesi occupati (insieme ad altre 121, sia israeliane che straniere tra cui Airbnb, Expedia, Motorola, eDreams e TripAdvisor).