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Bonus 110, a rischio di un clamoroso fallimento

Bonus 110, a rischio di un clamoroso fallimento

Governo Ad oggi i principali beneficiari in termini di valore aggiunto del Bonus 110 sono Cina e Germania, ovvero i produttori di pannelli e caldaie di ultima generazione. È incredibile che una misura che impatta per decine di miliardi di euro non abbia creato le condizioni per lo sviluppo di un innovativo settore industriale.

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 9 luglio 2022

L’idea alla radice del Bonus 110 è certamente buona, ma la sua traduzione pratica talmente problematica da rischiare un clamoroso fallimento. Vediamo quali sono stati gli errori fondamentali e le possibili soluzioni.

Il primo errore allargare un provvedimento inizialmente pensato solo per i condomini anche alle villette, persino se seconde case. Se infatti era giustificato un intervento particolarmente generoso per superare i blocchi all’efficientamento energetico nelle assemblee condominiali, lo stesso non si può dire per le ville al mare.

Il secondo fu allargare agli interventi antisismici, anche in zone non di massimo rischio, aprendo così le porte al rifacimento integrale di qualsiasi edificio, non escludendo fini speculativi. Il terzo, strategico, fu impostare una misura di grandissimo impatto finanziario senza aver prima programmato la nascita in Italia di una filiera completa degli impianti fotovoltaici e di climatizzazione.

Ad oggi i principali beneficiari in termini di valore aggiunto del Bonus 110 sono Cina e Germania, ovvero i produttori di pannelli e caldaie di ultima generazione. È incredibile che una misura che impatta per decine di miliardi di euro non abbia creato le condizioni per lo sviluppo di un innovativo settore industriale. Il quarto fu introdurre un limite temporale troppo ravvicinato, innescando una corsa ai lavori che ha causato strozzature di mercato e alimentato la speculazione sui prezzi.

Il quinto deriva dall’aver impostato il calmiere su prezzi decisamente più alti di quelli reali di mercato, portando così il mercato stesso ad adeguarsi immediatamente al rialzo, con danno prospettici significativi per tutto il settore delle costruzioni.

Il sesto è non aver mai avuto alcuna idea di ristrutturazione del comparto edilizio, caratterizzato da scarsissima organizzazione aziendale, assenza di player significativi, sfruttamento e precarietà del lavoro.

Il risultato sono morti quotidiane nei cantieri e un settore pronto a tornare in grandissima sofferenza non appena sarà finito il doping 110.

Siamo quindi arrivati dopo soli due anni ad aver investito oltre 30 miliardi di denaro pubblico per migliorare l’efficienza energetica di una percentuale irrisoria del patrimonio edilizio nazionale, senza aver ancora coinvolto i grandi complessi di edilizia popolare, né i condomini dei quartieri periferici, ma avendo in compenso consentito il rifacimento ex novo di ville e seconde case al mare, con un efficacia pari a zero sia sul piano energetico che su quello sociale.

Abbiamo inoltre decine di migliaia di aziende vicine al fallimento, grazie all’accumulo di crediti effettuato senza aver prima verificato l’effettiva possibilità di cessione futura. Che fare dunque? Innanzitutto è necessario intervenire per consentire che tutti i crediti attualmente in pancia alle aziende costruttrici siano smaltiti.

Questo è un intervento necessario per impedire una serie incontrollata di fallimenti a catena e può essere ottenuto allargando le maglie della cedibilità. In secondo luogo si deve procedere alla sospensione del bonus 110, per concordare con le parti sociali modalità di raffreddamento dei prezzi, con l’obiettivo di tornare ai livelli del 2020, al netto dei fattori esogeni.

Si tratta poi di allungare i tempi, limitare il bonus ai condomini e alla finalità di efficientamento energetico, introdurre una scala di priorità sulla base della classe energetica attuale dell’edificio, con un’attenzione particolare alle case popolari. Nel frattempo si deve agire per attivare in Italia una filiera produttiva in grado di fare fronte alle richieste stimate di installazione di impianti, così da massimizzare l’effetto sul ciclo economico del bonus 110.

Infine, vanno riscritte le regole perché a questo segmento di mercato possano partecipare solo ditte affidabili, di dimensioni adeguate e che offrano le migliori garanzie in termini di rispetto del lavoro, a partire dalla sua sicurezza.
Se si agirà così, si impedirà che la storia del bonus 110 finisca con molti sommersi e pochissimi salvati, con un esborso colossale di denaro pubblico a vantaggio di pochi e senza alcun reale beneficio collettivo.

* responsabile economia di Sinistra Italiana

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