«Vedo che oggi in tanti si indignano. Ma è da gennaio che, leggendo le trimestrali delle grandi aziende energetiche, segnaliamo gli imponenti extraprofitti che sono stati realizzati. Il ministro dell’Economia Franco parla di 40 miliardi, io credo che siano una decina in più, ma prendiamo questo dato come riferimento: li devono restituire tutti alle casse dello Stato per ridurre le bollette di cittadini e imprese. Non si tratta di un esproprio, ma di una misura indispensabile per evitare che il Paese salti per aria». Angelo Bonelli, portavoce dei Verdi con Eleonora Evi, candidato alle politiche con la lista insieme a Sinistra italiana, ha il pallino dell’energia.

Come si spiega la situazione in cui ci troviamo con il prezzo del gas alle stelle?

La prima cosa da dire è che non c’è una carenza di gas, si tratta di pura speculazione finanziaria. Gli extra-profitti derivano da un meccanismo semplice. Circa due terzi del gas che arriva nelle nostre case è stato comprato con vecchi contratti ai prezzi pre-crisi, 0,30 euro al metro cubo, ma viene venduto ai prezzi di oggi, tra 1,20 e 1,50. Di qui si spiega come alcuni colossi, come Eni, abbiano avuto utili in crescita del 3870% nell’ultima trimestrale 2021 rispetto all’ultima del 2020.

Cosa si può fare per limitare i danni? Draghi sembra orientato a lasciare il dossier nelle mani del prossimo governo.

Attualmente gli extraprofitti sono tassati al 25%, che è pochissimo, ma molte aziende non hanno ancora pagato il dovuto e alcune si sono rivolte al Tar. Lo Stato deve applicare le sanzioni previste, come per qualunque cittadino o impresa. E procedere alla riscossione coattiva. Il governo deve usare il pugno duro. Noi ci siamo rivolti anche alla procura di Roma con un esposto.

Questo però non basterebbe a ridurre sensibilmente i prezzi.

Non si può arrivare al dopo elezioni e al nuovo governo, che sarà in carica a inizio novembre, se tutto va bene. Non ce lo possiamo permettere, andremmo incontro a un massacro sociale, milioni di famiglie non riuscirebbero a pagare il riscaldamento e le imprese si fermerebbero.

E quindi?

Il governo deve fissare un tetto nazionale al prezzo del gas, come hanno fatto Spagna e Portogallo: noi diciamo a 90 euro a Mwh. E la differenza deve essere finanziata tassando al 100% gli extraprofitti. Il premier ha ragione nel dire no a uno scostamento di bilancio e a nuovo debito.

Sembra una strada complicata. Ci sono molte obiezioni al tetto nazionale, a partire dal fatto che l’Italia è più interconnessa di Spagna e Portogallo.

Sono tutte obiezioni superabili se l’alternativa è il massacro sociale.

Servirebbe una legge ad hoc.

Sì, il tetto nazionale dovrebbe durare per 12-18 mesi.

Le pare possibile che un governo in carica per gli affari correnti vari una misura del genere?

Ci deve essere un coro unanime delle forze politiche che gli chiedano di muoversi.

Meloni pare contraria, e anche i centristi.

Dire no sarebbe irresponsabile.

L’alternativa è un tetto europeo.

Anche la Germania si sta rendendo conto che è inevitabile. Così come lo è disallineare il prezzo del gas da quello dell’energia elettrica, che è prodotta anche con le rinnovabili che costano molto meno.

Perché non si separano questi due prezzi?

É una decisione che compete alla Ue, e non è un mistero che l’Olanda sia contraria, con altri paesi nordici. La speculazione sul gas per loro è un grande vantaggio economico. E dunque si oppongono, come avvenne sul Recovery Fund.

Per il Pd, vostro alleato, i rigassificatori si possono realizzare, ma come soluzione transitoria.

I due nuovi impianti, Piombino e Ravenna, saranno pronti rispettivamente nella primavera 2023 e nell’estate del 2024. Dunque per questo inverno il loro contributo sarà nullo. Saranno pronti quando questa crisi, se ci sarà un grande investimento sulle rinnovabili, sarà alle spalle. Insisto: se contiamo gli stoccaggi che vanno verso il 90% e le forniture in arrivo dall’Algeria e da altri paesi, e portiamo al 100% i rigassificatori già esistenti di Rovigo, La Spezia e Livorno, superiamo abbondantemente il fabbisogno che è di circa 76 miliardi di metri cubi. Non c’è scarsità di gas.

Però si parla di razionamento.

Una politica di risparmio è comunque necessaria: occorre accendere i riscaldamenti 15 giorni dopo e spegnerli 15 giorni prima. E abbassare di 1,5 gradi la temperatura.

Quanto pesa la guerra?

Sfatiamo un altro mito. Non è vero che questa crisi deriva alla guerra, che ha solo alimentato la speculazione.

Se dovesse vincere il centrosinistra cosa farete sull’energia?

Col Pd ci sono differenze, ma il nostro accordo prevede di puntare sulle rinnovabili per arrivare all’80% entro il 2030. In questo modo si difende l’ambiente e si abbassano le bollette.