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Bombe sulle «zone sicure» dei vaccini. L’ultimatum di Biden sulla tregua

Bombe sulle «zone sicure» dei vaccini. L’ultimatum di Biden sulla treguaGaza, scuola distrutta da un attacco israeliano – Gety Images

Striscia di sangue Londra blocca parte dell'esportazione di armi a Tel Aviv

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 3 settembre 2024

Netanyahu non sta facendo abbastanza per una tregua a Gaza che permetta il ritorno degli ostaggi a casa. A dirlo è stato il presidente Usa Joe Biden che ha risposto seccato «no» al giornalista che gli chiedeva se gli sforzi del governo di Tel Aviv fossero sufficienti. Anzi, Washington sembra ormai essere stanca dell’ostruzionismo israeliano e ha dichiarato che presenterà un «ultima proposta» alle parti e si tratterà di «prendere o lasciare». In altri termini la Casa Bianca intende porre un aut aut al governo di Netanyhau e, in caso di rifiuto, sfilarsi dalla trattativa per la tregua.

«NETANYAHU rifiuterà la proposta americana, qualunque essa sia… la sua strategia principale è quella di continuare la guerra perché ritiene che sia l’unico modo per assicurare la sua sopravvivenza politica» ha dichiarato lo storico israeliano Ilan Pappé, intervistato da Al Jazeera poco dopo le dichiarazioni sulla nuova proposta di tregua, che dovrebbe essere presentata alle parti «entro la settimana». Ma gli Usa non abbandoneranno i tentativi di raggiungere un cessate il fuoco: «Dichiarazioni del genere sono arrivate ripetutamente e ciononostante gli Stati uniti sono ancora un mediatore chiave». Tuttavia, per Pappé il problema resta interno a Israele. «Si tratta di un equilibrio di potere in base al quale, almeno fino ad ora, la base di Netanyahu, i suoi alleati di coalizione e lui stesso, sono quelli che determinano le politiche israeliane all’interno di Israele e verso i palestinesi di Gaza», come accaduto ieri con la decisione del tribunale di Tel Aviv di sospendere lo sciopero generale contro il governo. «Dicono che lo sciopero era politicamente motivato, ma è un gioco di parole, non c’è una reale questione di illegalità». Anzi, Pappé si concentra su quanto sta accadendo a Gaza e in reazione all’attacco di ieri a una delle «zone sicure» designate per i vaccini anti-polio, accusa: «Tutto ciò continua a ripetersi. Il primo ministro israeliano è irremovibile nel continuare la guerra per come la vede lui, finché può, fino alle prossime elezioni in Israele nel 2026. Farà tutto il possibile per assicurarsi che non ci siano le condizioni per porre fine all’attacco genocida israeliano su Gaza».

L’ATTACCO in questione è quello perpetrato dai droni israeliani contro l’ospedale di Al-Aqsa e i residenti di Deir el-Balah dove il personale medico stava somministrando per il secondo giorno i vaccini contro la poliomielite. Un numero imprecisato di civili è stato ferito e si attende ancora di capire quante vittime ci siano. È di quattro morti, invece, il bilancio del bombardamento a un veicolo palestinese di fronte alla clinica Remal, nel nord di Gaza City. Altre due persone sono state uccise nei pressi di Nuseirat. Mentre i morti del bombardamento della scuola Safad, usata come rifugio dagli sfollati, sono saliti a 11.

IN QUESTO CONTESTO tremendo, secondo l’Unrwa, nei primi due giorni di vaccinazioni a Gaza si sono somministrate le dosi a 87mila bambini, ma l’obiettivo dei 640mila sembra quantomai ambizioso. «Chiediamo a tutte le parti di continuare a rispettare i loro impegni sulle pause umanitarie, in modo che tutti i bambini che ne hanno bisogno ricevano il vaccino» ha dichiarato il direttore dell’Oms Tedros Ghebreyesus.
Intanto dalla Gran Bretagna è giunta una decisione inattesa e importante: 30 licenze di esportazione di armi delle 350 totali in corso con Israele saranno sospese perché esiste il «chiaro rischio che tali attrezzature possano essere utilizzate per commettere gravi violazioni del diritto umanitario internazionale».

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