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Bologna, cantiere tram: manganellati gli attivisti pro alberi

Bologna, cantiere tram: manganellati gli attivisti pro alberiBologna

Ambiente Quattro le persone in stato di fermo, poi liberati. Una ragazza in ospedale per trauma cranico, 12 i feriti. Legambiente: «Sì all'infrastruttura ma senza abbattimenti»

Pubblicato 5 mesi faEdizione del 21 giugno 2024

Come pronosticato, l’eliminazione degli alberi iniziata l’altro ieri al parco Don Bosco di Bologna per fare spazio alla nuova linea del tram è continuata nonostante le proteste. Già lo scorso gennaio era sorto un presidio a difesa del verde intorno alle scuole Besta, su cui l’amministrazione comunale ha in progetto di costruire un nuovo edificio, e che dai tagli di mercoledì era rimasto spoglio della sua barriera vegetale. Proprio dal presidio ieri un folto gruppo di persone si è spostato verso la parte di parco tra Via Serena e viale Aldo Moro. Qui, poco dopo l’alba, la ditta incaricata dal comune è tornata per proseguire il taglio di circa 20 piante di alto fusto, protetta da un cordone di polizia e carabinieri.

«Appena arrivati, sono saltati giù dalle camionette e si sono scagliati contro le persone» racconta Enzo, del Comitato Besta, spiegando che, anche se da giorni la tensione è tangibile al presidio per un possibile sgombero estivo, non si aspettavano una reazione così forte. Diverse cariche si sono susseguite, una ragazza è finita in ospedale per trauma cranico, in totale sono stati 12 gli attivisti feriti. Quattro le persone in stato di fermo, poi tutte liberate. Le motoseghe non si sono fermate neanche quando alcuni ragazzi sono saliti sugli alberi nel tentativo di difenderli, la tensione è cresciuta mentre gli agenti hanno cercato di farli scendere con la forza. «Pensate che qui potrebbero esserci i vostri figli» ha gridato un giovane in direzione degli uomini in divisa.

«Anche i bambini prendono le nostre parti, avete perso!» ha detto un altro, alludendo agli studenti delle scuole medie Besta, che hanno interrotto gli esami sporgendosi dalle finestre con le braccia alzate, per mostrare cartelli e disegni in solidarietà con la causa. «È nel nostro interesse che il cantiere vada avanti» ha affermato il sindaco di Bologna Matteo Lepore nel corso della mattinata: «Chi decide di bloccare un’opera pubblica deve assumersi la responsabilità di quello che fa». In un comunicato arrivato a metà giornata, la questura ha giustificato le cariche con l’intralcio dei lavori da parte dei manifestanti e ha denunciato il ferimento di otto agenti, ai quali ha espresso vicinanza il ministro dell’Interno.

Diverse le voci che hanno però denunciato l’aggressività dell’azione repressiva: «Premettendo che la salute delle persone dovrebbe essere il principio più importante da difendere, a mia opinione le forze dell’ordine hanno agito in maniera del tutto sproporzionata. Auspico un intervento della politica per disinnescare le tensioni», ha sottolineato il legale del comitato Besta, Mario Marcuz, mettendo anche in evidenza la mancanza di rispetto delle misure di sicurezza da parte della ditta all’interno del cantiere.

A parlare di scempio e di come «questa pessima pagina nella storia della città poteva essere evitata» è Claudio Dellucca, presidente di Legambiente Bologna. Mentre parla, le motoseghe stanno iniziando a tagliare un grande olmo che gli agronomi comunali avevano promesso di risparmiare, insieme a un altro paio di alberi, che sono stati invece tutti tagliati. «Noi siamo per il tram, ma non deve portare agli abbattimenti e a un peggioramento della qualità della vita negli spazi urbani» ha sottolineato Dellucca, ricordando come la Consulta della bicicletta, che comprende circa 25 associazioni, aveva stilato una proposta per evitare l’allargamento del sedime della strada adiacente al passaggio tranviario costruendo il percorso ciclabile negli spazi della vicina Regione. La proposta è stata però rifiutata.

 

La Consulta Comunale della Bicicletta di Bologna replica: «L’articolo afferma che la Consulta avrebbe proposto al Comune di realizzare un percorso ciclabile interno alla Regione, al fine di evitare che la ciclabile fosse realizzata su strada, allargandone le dimensioni e quindi provocando l’abbattimento di alberi. Questo è falso. Le due proposte non sono esclusive, ma complementari: oltre al percorso interno alla regione, la Consulta ha chiesto esplicitamente anche la ciclabile su strada, e lo rivendica. Non è affatto una richiesta conflittuale con la tutela del verde, perché la ciclabile su strada, da sola, non è responsabile di nessun allargamento della strada. Gli alberi verranno infatti abbattuti per realizzare 8 metri di carreggiata stradale e 6 di carreggiata tranviaria, non certo per realizzare 1,2 metri di corsia ciclabile».

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