I tentativi del governo di correre ai ripari per rimediare all’«errore» (copyright Salvini) sulla fine del mercato tutelato delle bollette si infrangono contro il muro della commissione europea. «La graduale eliminazione dei prezzi regolamentati dell’energia elettrica è una pietra miliare che fa parte del più ampio pacchetto di leggi sulla concorrenza incluso nel Pnrr», spiega un portavoce della commissione, secondo cui «i prezzi sul mercato libero sono significativamente più bassi rispetto al mercato regolamentato, a vantaggio dei consumatori e delle imprese».

NESSUNO SPAZIO DUNQUE per la richiesta di una ulteriore proroga, chiesta a gran voce da Pd e M5S ma anche dalla Lega. «Come con tutti i Paesi abbiamo discussioni costanti e costruttive con le autorità italiane sull’attuazione del loro piano di risanamento», insiste il portavoce. Ma sulle bollette c’è poco da fare. L’impegno preso dall’Italia sul mercato di luce e gas «è stato raggiunto nella terza richiesta di pagamento dell’Italia, che la Commissione ha già approvato ed erogato». Insomma, ora che la terza rata del Pnnr da 18 miliardi è stata erogata, non si può chiedere di tornare indietro. Un concetto che era ben chiaro al ministro competente per il Pnrr Raffaele Fitto (Fdi), e tuttavia anche dal suo partito Tommaso Foti aveva aperto a un supplemento di riflessione.

IERI, DOPO IL PRONUNCIAMENTO di Bruxelles, il vicepremier Tajani di Fi ha fatto capire che la partita è chiusa. «Vogliamo assolutamente tranquillizzare i consumatori italiani: il mercato tutelato è una questione che riguarda il 10% delle bollette di una parte dei cittadini. Noi siamo per il mercato libero. Non bisogna fare demagogia su un tema che produrrà effetti positivi». «Noi crediamo che sia giusto liberalizzare il mercato perché abbasserà il costo dell’energia per consumatori e imprese. Serve una grande campagna di comunicazione in modo che i consumatori possano trovare la miglior fonte di approvvigionamento. Mi farò portatore nel governo della richiesta di una campagna informativa che consenta la maggior trasparenza possibile». Tajani fa un passo in più: spingendo sull’autonomia energetica come obiettivo per far calare i prezzi insiste riproponendo il nucleare come panacea.

NESSUNA PREOCCUPAZIONE da Fi dunque per quei 5 milioni di famiglie che da gennaio saranno in balia della giungla delle offerte, e del marketing aggressivo delle compagnie energetiche per strapparsi i clienti a vicenda. Il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin, pur pressato dalle associazioni dei consumatori, ribadisce che gli impegni presi col Pnrr non si toccano. Ma «stiamo studiando ogni misura possibile perché questo percorso sia guidato con la primaria attenzione verso i consumatori, soprattutto i più vulnerabili». Anche lui auspica campagne informative «per garantire chiarezza nei confronti dei clienti finali». Difficile che possano sortire grandi effetti sotto le feste natalizie, visto che per la luce lo top al mercato tutelato è il 10 gennaio 2024.

SE LA LEGA APPARE come ammutolita dopo lo stop di Bruxelles («Lavori in corso, stiamo cercando di rimediare a una scelta della sinistra», sussurra Salvini) , dal Pd Marco Furfaro prova a non mollare la presa: «Il governo ha il dovere di negoziare con l’Ue un’uscita dal mercato tutelato che non danneggi 5 milioni di famiglie. Hanno rinegoziato tanti punti del Pnrr, su questo sono stati colpevolmente deficitari. La stessa Arera dice che ci sarà un aumento delle bollette per oltre il 90% delle famiglie coinvolte».

Il deputato dem non vuole arrendersi al motto “ce lo chiede l’Europa”, anche se il suo partito è tra quelli (insieme a Lega e M5S) che sotto il governo Draghi ha votato la fine del mercato tutelato. «Serve una transizione che non penalizzi le famiglie e che non avvantaggi ulteriormente i colossi dell’energia. L’Europa non è un soggetto astratto, il governo ha il dovere di aprire una trattativa politica». Anche la leader dem Elly Schlein insiste sulle bollette: «È il momento di fermare le aste perché altrimenti non si torna più indietro. Questo non riguarda solo quei 5 milioni di famiglie che rischiano di vedersi aumentate le bollette, ma anche i lavoratori che lavorano per il mercato della maggior tutela e che rischiano di perdere il posto».