Blues e lisergici, Stones nel decennio mozzafiato
Il giovane Brian Jones è un magnifico suonatore di chitarra slide. È una delle 3 personalità preminenti dei Rolling Stones, insieme al chitarrista Keith Richards (dai riff mozzafiato) e l’inquietante frontman Mick Jagger.
Gli Stones non sono in generale particolarmente virtuosi dei loro strumenti, né Jagger è un grande cantante, ma il gruppo riesce a trasporre in una propria perversa espressività quella già di per sé tenebrosa dei suoi eroi americani del rock ’n’ roll e del blues, e quindi a interpretare in modo più carismatico di altri gruppi britannici i brani di Willie Dixon, Wilson Pickett, Chuck Berry ecc.
Il manager Andrew Loog Oldham si accorge però che la formula non può essere ripetuta per troppo tempo e spinge Jagger e Richards a comporre insieme canzoni originali, cosa che riesce dapprima timidamente, con brani come Heart Of Stone o The Last Time, cui seguiranno, una volta liberato il demone, perle come Satisfacton o Let’s Spend The Night Together.
Their Satanic Majesties Request (’67) è un capolavoro di pop lisergico d’avanguardia, grazie anche all’abilità di Jones, con canzoni febbrili e sognanti che si perdono l’una nell’altra.
ISPIRATO dalla nascente psichedelia e dal preziosismo di band come Beatles e Kinks, Aftermath (1966) è il primo album degli Stones a essere concepito come un prodotto unitario. È anche il primo a contenere solo originali di Jagger e Richards. M
a è Brian Jones, ormai emarginato per la sua apparente incapacità di comporre, a suonare il dulcimer su Lady Jane e I Am Waiting, la marimba su Under My Thumb. il sitar su Paint It,Black, rendendo l’lp il mezzo capolavoro che è. I
l successivo Between The Buttons fa un deciso passo avanti verso la canzone psichedelica, anche se mantiene elementi r’n’b. Their Satanic Majesties Request (’67) è un capolavoro di pop lisergico d’avanguardia, grazie anche all’abilità di Jones, con canzoni febbrili e sognanti che si perdono l’una nell’altra.
La redazione consiglia:
Rolling Stones, 60 anni rockPURTROPPO l’album sarà sottovalutato dalla critica e da gran parte del pubblico, nonché minimizzato dagli stessi Stones. Beggars Banquet (’68) inverte completamente la rotta. La band si reimmerge nel blues dei primordi e lo rielabora in modo più sapiente e disinvolto. In più lo mescola al country, che gli Stones hanno imparato ad amare anche grazie alla vicinanza di Gram Parsons, demiurgo per eccellenza del country rock.
Se l’album, prevalentemente acustico, è un folgorante manuale di musica popolare americana, il seguente Let It Bleed (’69) riprende la formula con suoni più sporchi e tematiche più depravate. Contiene però anche 2 canzoni epocali che segneranno una generazione: Gimme Shelter e You Can’t Always Get What You Want.
È uscito per la ABKCO un box di vinili colorati in mono, che in 14 lp comprende tutti gli album della band degli anni ’60, includendo le edizioni americane quando ciò è necessario a coprire l’intera produzione del decennio. Contiene inoltre a un doppio lp, Stray Cats che, raccoglie singoli ed ep.
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