Per travestirlo da norma di bilancio, l’emendamento del governo sulle intercettazioni meno controllabili, quelle dei servizi segreti, si presenta come una partita di giro: il costo per queste intercettazioni passa dal conto del ministero della giustizia alle spese di palazzo Chigi sul conto del Mes.

Lo spostamento, spiegano dal governo, assolve a «un’esigenza di riservatezza del comparto».

Ma in un colpo solo la novità che è piovuta ieri, insieme a tante altre, in commissione bilancio, smentisce due annunci del ministro Nordio: non c’è nessuna garanzia in più per i cittadini e non ci sarà nessuna riduzione di spesa per le intercettazioni, visto che quello che conta è il totale a carico dello stato, non certo il risparmio di un ministero rispetto a un altro.

La norma, poi, è a tutti gli effetti «ordinamentale» e non di spesa, quindi sarebbe inammissibile nella legge di bilancio. I regolamenti, però, bisogna volerli far rispettare.

La variazione nella rendicontazione, chiaramente, non è il cuore della norma che assomiglia anzi a una mini riforma della materia, approfittando del treno della legge di bilancio.

Si prevede che le intercettazioni richieste dai servizi segreti al procuratore generale presso la Corte di appello di Roma possano protrarsi per 40 giorni, prorogabili senza limiti ma per periodi di 20 giorni.

Il pg è il custode di tutto il materiale e «entro trenta giorni dal termine delle intercettazioni, verificata la conformità delle attività, dispone l’immediata distruzione dei verbali, dei contenuti intercettati e degli eventuali supporti mobili». Una novità che si prova a introdurre in un campo delicatissimo attraverso un blitz, anche se forse non quel passo verso lo «stato di polizia» che spaventa l’ex ministro della giustizia Pd Orlando.

Il problema è soprattutto il metodo. Le opposizioni chiedono lo stralcio della proposta dal fascicolo del bilancio sul quale si fa notte in commissione. E chiedono al presidente della camera Fontana di dichiarare inammissibile l’emendamento.

Fontana, in serata, qualche dubbio lo confessa: «Stiamo affrontando la questione con gli uffici, è delicata. Dobbiamo vedere se la norma prevede dei risparmi, e per questo può essere ammissibile, o se è solo una norma ordinamentale e dunque chiaramente inammissibile». Come sembrerebbe.