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Berlino non è più neutrale. Ma ha le armi spuntate

Berlino non è più neutrale. Ma ha le armi spuntateIl cancelliere tedesco Scholz – Ap

Crisi ucraina Dal cancelliere Scholz alla Linke la condanna è unanime: «Guerra ingiustificabile». Oggi veglia per la pace. Ma l'impietosa l’analisi del capo delle forze armate spiega bene l'impotenza tedesca: «Opzioni limitate, il mio esercito è nudo»

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 25 febbraio 2022

Dalla durissima e inequivocabile condanna della «guerra di Putin» del cancelliere Olaf Scholz, fino alla scucitura dello sponsor Gazprom dalle maglie dei calciatori dello Schalke 04. Passando per le manifestazioni contro l’attacco russo organizzate in decine di città tedesche e la veglia per la Pace della Linke che denuncia, senza se e senza ma, «l’ingiustificabile aggressione criminale» del capo del Cremlino.

Il giorno dell’invasione di Putin in Ucraina la Germania «si è svegliata in un mondo diverso» per dirla con le parole della ministra degli Esteri, Annalena Baerbock, in grado di riassumere alla perfezione lo choc per l’azione «scellerata» che nessuno a Berlino aspettava davvero.

«Siamo storditi. Ma non siamo impotenti», scandisce in due tempi la leader dei Verdi mentre conferma l’imminente valanga di sanzioni contro Mosca concordate con Ue e Usa ed esorta gli ultimi concittadini rimasti a Kiev a evacuare subito il Paese.

Per il governo Scholz non ci sono dubbi: la responsabilità del conflitto armato è solo di Putin che ha violato il diritto internazionale «portando la sofferenza e la distruzione che ora minacciano la vita di molti innocenti in Ucraina, la nazione-sorella della Russia» sottolinea Scholz.

Arrabbiato e deluso per il «tradimento» del presidente russo ben riassunto dalla ministra Baerbock: «Nell’ultimo mese la Germania ha fatto ogni sforzo per la de-escalation. Putin invece ha agito con violenza dopo mesi di bugie e propaganda».

Segnale inequivocabile: il tempo dell’appeasement è finito per sempre e da oggi Berlino non è più neutrale ma cobelligerante, nonostante il vice-cancelliere Robert Habeck ieri abbia continuato a rifiutarsi di fornire armi all’esercito ucraino. Non più Germania ma Germania-Ovest, dunque, come una volta. Costi quel che costi «anche per i tedeschi», precisano al governo in riferimento al prezzo del gas già schizzato a +60% rispetto a 12 mesi fa e destinato a raddoppiare dopo lo stop politico al Nordstream-2.

Anche per questo, precisa Scholz, ieri è stato «un giorno cupo per l’Europa perché Putin ha messo in discussione l’intero assetto di Pace del continente. Ritiri le truppe subito». Corrisponde anche alla linea della Linke che ha lanciato la veglia per la Pace questa sera in piazza Rosa Luxemburg a Berlino con lo slogan «Giù le armi!». Rispondendo così anche al polemico editoriale di Der Spiegel che domandava se la Linke fosse la quinta colonna di Putin in Germania.

«Il bombardamento e l’invasione russa dell’Ucraina rappresentano un nuovo livello di aggressione da parte di Putin, che condanniamo con i termini più duri. Questa guerra contraria al diritto internazionale non può essere giustificata assolutamente da nulla. Mosca cessi subito le ostilità e torni al tavolo dei negoziati», è la posizione ufficiale del partito espressa ieri dalle co-segretarie Susanne Hennig-Wellsow e Janine Wissler. Mentre il deputato Jörg Schindler chiede al governo Scholz di schierarsi dalla parte dei disertori, cioè di concedere asilo politico a tutti i soldati russi che si rifiuteranno di combattere in Ucraina.

E con la guerra alle porte torna l’incubo-rifugiati. La ministra degli Esteri ha spiegato chiaramente ai tedeschi che dovranno essere pronti ad accogliere decine di migliaia di profughi dalle aree più calde. «Stavolta non possiamo lasciare soli i Paesi confinanti», riassume Baerbock anche a beneficio del governo polacco già sotto pressione al confine con la Bielorussia: la nuova Cortina di Ferro.

A proposito di pressione, è diventata insostenibile la sponsorizzazione di Gazprom dello Schalke 04. Da oggi il club di Gelsenkirchen giocherà con il nome della squadra sulle maglie al posto del logo del colosso russo patron del Nordstream-2. Vuol dire perdere i 23 milioni annui garantiti dall’Ad della società di gestione del gasdotto, Matthias Warnig, che ieri si è dovuto dimettere dal Consiglio di sorveglianza del team.

Ma sono le uniche armi della Germania contro Putin, come dimostra l’impietosa analisi del generale Alfons Mais, capo di Stato maggiore dell’esercito tedesco: «Dopo 41 anni di servizio in pace non avrei mai creduto di vivere un’altra guerra. Ma le opzioni che possiamo fornire al governo a sostegno della Nato sono estremamente limitate. L’esercito che mi è permesso comandare è…nudo».

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