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Berlino città rifugio, la svolta della nuova giunta

Berlino città rifugio, la svolta della nuova giuntaBerlino, manifestazione per l’accoglienza dei rifugiati al confine con la Bielorussia – Ap

Germania Obiettivo 20mila pratiche di cittadinanza all’anno, velocizzare i permessi di soggiorno: è il rivoluzionario programma sociale del nascente governo rosso-rosso-verde della capitale tedesca. Perché la città diventi «una metropoli internazionale cosmopolita» come si legge nella bozza di accordo di coalizione fra Spd, Verdi e Linke

Pubblicato quasi 3 anni faEdizione del 17 novembre 2021

Passare da 7mila a 20mila pratiche di cittadinanza all’anno, velocizzare i permessi di soggiorno e soprattutto trasformare Berlino in «Città rifugio» a misura di profughi di qualunque genere e provenienza. È il rivoluzionario programma sociale della nascente giunta rosso-rosso-verde della capitale tedesca su cui concordano la nuova sindaca-governatrice Franziska Giffey della Spd, la leader dei Verdi Bettina Jarasch e la deputata Katina Schuber della Linke.

«Almeno 400 mila persone sono venute a vivere a Berlino negli ultimi anni eppure la maggior parte non ha ancora il passaporto tedesco. Finora ogni distretto ha deciso per proprio conto, ma d’ora in poi vogliamo che le pratiche vengano gestite a livello di Land con procedure accelerate e semplificate. Chi fa domanda di cittadinanza dovrà ricevere risposta al massimo entro tre mesi» sintetizza la borgomastra Giffey.

Obiettivo: «Trasformare Berlino in una metropoli internazionale cosmopolita» come si legge nella bozza di accordo di coalizione fra Spd, Verdi e Linke in cui spicca anche il potenziamento dei servizi linguistici come degli imprescindibili traduttori.

Vale per gli stranieri presenti in città ma soprattutto per gli immigrati e i rifugiati attesi con la nuova ondata di profughi dall’Afghanistan che Spd, Verdi e Linke non vogliono più confinare nei Containerdorf (i centri di accoglienza temporanei formati da container sparsi nei quartieri berlinesi).

«Stiamo lavorando per fare in modo che le persone siano in grado di vivere in veri e propri alloggi il più presto possibile. Il nostro piano si basa su più appartamenti e meno sistemazioni in strutture comuni» conferma Jarasch, pronta a dettare le linee-guida del nuovo governo su come «utilizzare al meglio l’attuale diritto di residenza e aprire finalmente a vere prospettive di accoglienza». In altre parole, sotto il profilo giuridico, la giunta rosso-rosso-verde immagina di estendere il programma statale studiato su misura per accogliere i rifugiati siriani e iracheni ai nuovi profughi dell’Afghanistan. Attualmente il piano coordinato con l’Unhcr si basa su una quota annua di 100 «bisognosi» ma dovrà essere aumentata «in modo che Berlino possa dare il suo contributo attivo per risolvere le situazioni problematiche del mondo» come spiegano le tre politiche di punta del nuovo Municipio Rosso.

Da qui anche il «rilascio rapido e senza ostacoli dei permessi di soggiorno per chi ha un background migratorio» aggiunge Schubert sottolineando il netto cambio di paradigma rispetto al recente passato: «Dobbiamo evitare di separare le famiglie impedendo che riprendano i rimpatri, cioè che le persone vengano prelevate e deportate di notte dalle scuole e dagli ospedali».
Del resto l’idea di Berlino come porto sicuro per gli immigrati è in linea con la fotografia etnica della città. Su 3,7 milioni di abitanti, oltre 1,3 milioni hanno origine straniera. Di questi solo 543mila hanno il passaporto con l’aquila della Bundesrepublik.

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