Visioni

Berlinale nel segno di #me too

Berlinale nel segno di #me tooUna scena dal film di Lav Diaz

Cinema Iniziative, discussioni e «Speak Up», un manifesto contro gli abusi. In concorso per l'Italia «Figlia mia» di Laura Bispuri. Tra gli altri registi in corsa per l'Orso d'oro, Lav Diaz e Christian Petzold

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 7 febbraio 2018

«No to Discrimination!» è l’imperativo della Berlinale numero 68 annunciato nella conferenza stampa di ieri insieme a qualche titolo (i più sono stati rivelati nei giorni scorsi), all’Orso d’oro alla carriera a Willem Dafoe ( con la proiezione di dieci film interpretati dall’attore tra cui Pasolini di Ferrara), ai nomi della giuria internazionale presieduta dal regista Tom Tykwer (Cécile de France, Sakamoto, Chema Prado, la critica Stephanie Zacharek, la produttrice Adele Romanski).

 

 

Che il movimento #me too e Time’s Up e il dibattito su molestie sessuali, abusi, discriminazioni entrassero nel festival diretto da Dieter Kosslick era quasi scontato vista la sintonia che mostra coi «topic» del presente – ricordiamo l’edizione di due anni dedicata ai migranti, vinta da Fuocoammare di Gianfranco Rosi accordata al la politica merkeliana dell’accoglienza. In questo caso oltre a panel e discussioni sono previste azioni di supporto concrete, «una politica di sicurezza» per tutti gli ospiti con centri di ascolto e supporto in caso di molestie o abusi. «La Berlinale è un festival che abbraccia la democrazia – ha detto Kosslick – La difesa del rispetto per gli altri fa parte della nostra immagine sin dalle origini. Il dibattito che è in corso oggi mostra che c’è bisogno di un’azione e speriamo che il nostro ’Safe Space Policy’ possa contribuire a questo».
Donne e uomini devono essere uguali e non solo sul red carpet – «Non caccerò dal tappeto rosso le donne con le scarpe basse o gli uomini coi tacchi a spilla» ha aggiunto, una battuta e una frecciata al festival di Cannes e al suo dress code.

 

Sotto il titolo «Culture Wants Change» (La cultura vuole cambiare) discuteranno invece i rappresentati del cinema e della televisione tedesca – ospite Katarina Barley, ministro della famiglia e del lavoro e affari sociali; mentre «Closing the Gap» (Per farla finita col gap) è il tema dell’incontro coordinato da Daniela Elstner, alla guida della società di distribuzione Doc&Film, che ha tra l’altro raccontato di avere a sua volta subito molestie. Qui sarà presentato il manifesto Speak Up! (www.speakupnow.eu) per incoraggiare a levare la voce e a denunciare ogni forma di abuso nell’industria audiovisiva.

 

Il cinema italiano sarà presente in concorso con Figlia mia, il nuovo film di Laura Bispuri alla sua seconda volta alla Berlinale (in sala il 22 febbraio), e nella sezione Panorama con l’esordio di Damiano e Fabio D’Innocenzo, La Terra dell’abbastanza e Land del regista iraniano Babak Jalali, girato in una riserva indiana degli Stati Uniti. Nella sezione Culinary Cinema troviamo Lorello e Brunello di Jacopo Quadri, il racconto delle stagioni e della vita contadina nel tempo presente attraverso il quotidiano di due fratelli che resistono nonostante le difficoltà.
Apertura con Isle of Dogs il film in stop motion di Wes Anderson, tra i registi in gara c’è anche il Leone d’oro di due anni fa Lav Diaz con Season of the Devil, le Filippine negli anni del dittatore Marcos.

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