Bergoglio ai pro life: «Anticoncezionali come fucili e bombe»
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Bergoglio ai pro life: «Anticoncezionali come fucili e bombe»

Il papa richiama il governo sulle politiche per la famiglia: «urgono politiche efficaci». Esecutivo assente, l’anno scorso Meloni in abito bianco aveva accolto il pontefice
Pubblicato 6 mesi faEdizione del 11 maggio 2024

Profilattici e pillole anticoncezionali come fucili mitragliatori e bombe: il paragone ardito, e decisamente fuori misura, lo ha fatto papa Francesco, intervenendo ieri mattina agli Stati generali della natalità, la kermesse pro-life organizzata dalla Fondazione per la natalità guidata da Gigi De Palo, già assessore alla famiglia del Comune di Roma, quando al Campidoglio c’era Gianni Alemanno.
«In questo momento gli investimenti che danno più reddito sono le fabbriche di armi e gli anticoncezionali. Le une distruggono la vita, gli altri impediscono la vita», ha detto Bergoglio intervenendo di buon mattino all’auditorium di via della Conciliazione, a due passi da San Pietro, mentre all’esterno le forze dell’ordine manganellavano gli studenti.

Al di là della fondatezza dell’affermazione (davvero quello degli anticoncezionali è il business più lucroso al mondo?), il paragone è sostanzialmente errato e per certi versi anche offensivo: in molte aree del mondo, soprattutto in Africa, i preservativi contribuiscono non a impedire ma a salvare vite umane, evitando la diffusione dell’Aids. Basta chiederlo a quei missionari – ora associati ai fabbricanti e ai mercanti di armi – che consigliano l’uso o distribuiscono condom ai fedeli perché non si ammalino o non contagino il partner. E oltre a questo, l’associazione anticoncezionali-armi rischia di indebolire indirettamente anche le campagne per il disarmo, peraltro sostenute dallo stesso Bergoglio.

Francesco ha cambiato linea e ha virato a destra intervenendo a un evento non organizzato ma sicuramente gradito al governo Meloni? Assolutamente no. Anzi si vede nel pontefice una coerenza che anche in altre occasioni è stata rilevata: posizioni avanzate sui temi sociali – migranti, ambiente, guerra – e conservatrici sulle questioni etiche. A differenza dei suoi predecessori ne parla poco, ma quando lo fa non si discosta molto dai tradizionali «principi non negoziabili».

La seconda notizia da sottolineare è la pressoché totale e inedita assenza dell’esecutivo alla kermesse organizzata da De Palo, nonostante la presenza del papa, che di solito attira i governanti di turno. Lo scorso anno la premier Meloni c’era, tutta vestita di bianco, come infatti Bergoglio le fece notare con una battuta delle sue («si prepara alla prima comunione?»). E due anni fa ad accogliere il pontefice c’era Mario Draghi, allora presidente del consiglio. Invece quest’anno nessuno.

«Abbiamo voluto evitare le contestazioni come accaduto a Eugenia Roccella il primo giorno», ci tengono a far trapelare da Palazzo Chigi. Ma la verità è un’altra: nonostante gli annunci roboanti, il governo di Giorgia è totalmente inadempiente sulle politiche per la famiglia e la natalità. Meglio quindi non presentarsi a mani vuote davanti al papa, che infatti, senza calcare la mano, lo ha fatto notare: «Urgono politiche efficaci, scelte coraggiose, concrete e di lungo termine».

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