Economia

Benzina a 2 euro, Urso: «Non taglieremo le accise»

Benzina a 2 euro, Urso: «Non taglieremo le accise» – Foto Ansa

Economia Da oggi il cartello dei prezzi medi. Resca (Confimprese): «Inflazione climatica»

Pubblicato circa un anno faEdizione del 1 agosto 2023

Come i falò in spiaggia, le gite in montagna e il calciomercato, tra i classici estivi torna anche l’aumento del prezzo della benzina.
Milioni di italiani (venti, secondo un sondaggio di Ixé per Coldiretti) si apprestano ad andare in vacanza e, tra le spese, dovranno mettere in conto anche quella non indifferente per il carburante. Il prezzo al distributore è arrivato anche a toccare i 2.5 euro al litro in autostrada, anche se il ministro del Made in Italy Adolfo Urso continua a ostentare tranquillità: «La situazione è sotto controllo», ha detto ai microfoni di Radio1, mentre sul sito istituzionale del ministero si segnala a chiare lettere che «mediamente» un litro di super senza piombo è ben al di sotto dei due euro.

In campagna elettorale, però, sempre in tema di classici senza tempo, la destra aveva promesso che avrebbe tagliato le accise, cosa che ovviamente non è mai avvenuta. Il tema è, appunto, datato: prima delle europee del 2019 Giorgia Meloni in persona aveva rilasciato un video in cui faceva benzina, si lamentava del peso del fisco sui rifornimenti e «pretendeva» il taglio delle accise perché «è uno scandalo che le tasse dello Stato italiano compromettano così la nostra economia». Lo scorso primo gennaio, per la cronaca, il governo guidato da Fdi aveva reintrodotto le accise sospese da Draghi all’indomani dello scoppio della guerra in Ucraina.

La deputata del M5s Emma Pavanelli va all’attacco: «Urso ci dice che le accise non si possono nemmeno scontare perché le risorse che arrivano da lì servono a finanziare misure per i più bisognosi. Un’uscita imbarazzante, se consideriamo la nettezza con cui il governo ha finora escluso ogni forma di tassazione sugli extraprofitti delle grandi realtà del settore energetico, assicurativo, bancario e farmaceutico».

Oggi, comunque, arriva il tabellone che indica i prezzi medi regionali e nazionali dei carburanti, allo scopo di «rendere il consumatore più consapevole nella scelta». O, più probabilmente, di innervosirlo davanti a prezzi superiori al normale, perché di solito, quando si viaggia, il pieno non si programma ma si fa dove si può. Così, mentre la federazione dei benzinai della Confcommercio parla addirittura di «tempesta internazionale» e dalla maggioranza continuano a ripetere che non c’è nulla di cui preoccuparsi, i prezzi continuano a salire indisturbati. Non solo per quello che riguarda la benzina, ma anche per le merci che viaggiano su gomma, generi alimentari in primis.

Tra studi, tavoli, incontri e spiegazioni più o meno convincenti, sul banco degli imputati adesso abbiamo anche il clima. Il concetto l’ha lanciato pochi giorni fa un’associazione di consumatori chiamata «Consumerismo» e poi è stata rilanciata con un’intervista al Corriere della Sera da Mario Resca, ex ad di McDonald’s Italia e ora presidente di Confimprese. La chiamano «inflazione climatica» e, nelle parole di Resca, consiste in un «problema enorme» che riguarda le coltivazioni e la logistica dovuto a «alluvioni, grandine, incendi, eventi estremi sempre più frequenti». Il che ha «un impatto molto significativo sui prezzi». Secondo Consumerismo questo impatto si quantifica con un aumento del 3.2% dei prezzo al dettaglio, per un totale medio a famiglia di 246 euro annui.

In questo discorso sugli effetti della crisi climatica in atto, va da sé, non si discute mai delle sue cause: vietato mettere in discussione il modello di sviluppo, mai accennare alle speculazioni in atto, non pensare ai profitti di pochi che vanno a scapito della vita di molti.

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