Beirut fantasma, i libanesi sono già in clima di guerra
Medio Oriente Gli attacchi israeliani superano la zona di confine, arrivano nella Bekaa, a Sidone e nella capitale. Che si svuota: meglio restare a casa, in una situazione già resa impossibile dalla crisi economica e politica
Medio Oriente Gli attacchi israeliani superano la zona di confine, arrivano nella Bekaa, a Sidone e nella capitale. Che si svuota: meglio restare a casa, in una situazione già resa impossibile dalla crisi economica e politica
«Beirut non dorme mai» è il mantra dei libanesi, o almeno lo era fino a qualche tempo fa. Le otto di sera, Mar Mikhail, quartiere centralissimo della capitale, bar e ristoranti ai due lati della strada principale sono vuoti. Hamra, cuore pulsante della città, un deserto dopo le sei. E pure alle due, all’uscita di scuola quando è praticamente impossibile non restare incastrati nell’ingorgo, il traffico è molto meno del solito.
«HO COMINCIATO a lavorare alle tre e questa è la prima chiamata. In generale verso le cinque, quando chiudono gli uffici, ho parecchie richieste e alcune devo rifiutarle. Oggi niente, ma ultimamente è quasi sempre così. La gente ha paura, chi può lavora da casa, le strade sono vuote – racconta Rachad, giovane tassista che sta pagando ancora le rate della macchina – Meno male che non ho figli. Con la crisi tutto è più caro di prima, ci mancava la guerra. È inutile rimanere in giro a consumare benzina. A breve me ne torno a casa».
Mahmoud, altro tassista, mostra con calma inspiegabile i finestrini che ha dovuto cambiare. Il parabrezza è ancora rotto, ci vorranno un po’ di soldi per sostituirlo: «Ero a Mshrafieh per una visita dal dottore. Sono entrato nello studio e c’è stata l’esplosione. Pochi minuti e invece del dottore mi sarebbe servito il becchino», dice con un’ironia amarissima parlando del 2 gennaio quando un drone israeliano ha colpito nella periferia a sud di Beirut l’ufficio di Hamas, uccidendo sette miliziani, tra cui il generale Aruri. «Le strade sono vuote perché potrebbero avere qualche obiettivo a Beirut (gli israeliani): un ufficio, una macchina, chi lo può dire?».
La redazione consiglia:
Israele arriva a Beirut, assassinato il n. 2 di HamasSi moltiplicano infatti le incursioni aeree ben oltre il confine dove si concentrava fino a poco tempo fa la guerra. Lunedì è stato colpito un deposito di alimenti a Baalbak, a 100 km dal confine, dove Hezbollah stoccava prodotti iraniani, iracheni e siriani destinati a prezzo ridotto rispetto al mercato interno ai possessori della carta al-Sajjad che il partito ha cominciato a distribuire nel 2021 agli affiliati. Prima ancora l’attacco a Nabatiyeh, altra roccaforte di Hezbollah. Tre quelli nei pressi di Sidone.
TUTTI INTERVENTI che oltre al valore militare hanno una forte carica simbolica: Israele è pronto a colpire e colpisce con facilità i luoghi dove il potere e la credibilità di Hezbollah sono alti, provando a delegittimare il partito, in un momento in cui il paese è in grande difficoltà dal 2019 a causa della più grave crisi economico-finanziaria della sua storia e del disarmante stallo politico. Proprio ieri la Germania ha spiccato un mandato d’arresto per il governatore della Banca centrale libanese Salameh, nelle indagini per riciclaggio di denaro.
Hezbollah ha iniziato a usare la contraerea e ha mostrato ieri immagini dell’abbattimento di un drone nemico. Che si sia entrati in una nuova e più allarmante fase della guerra non è più una supposizione. Se ne sono accorti tutti in Libano.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento