Le recenti, dure parole di Putin hanno messo in allarme anche coloro che minimizzavano gli allarmi dei movimenti per il disarmo: nel confermare una mobilitazione militare parziale, il presidente russo ha suggerito il possibile utilizzo di armi nucleari «in caso di minaccia all’integrità territoriale del nostro Paese e per difendere la Russia e il nostro popolo». E a sgombrare il campo da fraintendimenti l’ex-presidente Medvedev ha aggiunto che la Russia sarebbe pronta ad utilizzare «qualsiasi, arma anche quella nucleare» per difendere i risultati dei referendum di annessione dei territori orientali ucraini.

«Le minacce nucleari sono inaccettabili sempre e da chiunque, e quelle di Putin aumentano il rischio di escalation verso un conflitto nucleare», sottolinea con decisione Beatrice Fihn, direttrice esecutiva della International Campaign to Abolish Nuclear Weapons. «Tutto ciò – continua – è incredibilmente pericoloso e irresponsabile. Ogni minaccia nucleare obbliga a una scelta: l’escalation verso una potenziale catastrofe globale o il rifiuto totale di tali armi». Raggiungiamo per un commento Fihn, che guida la Campagna insignita del Nobel per la Pace 2017, in Italia rilanciata da Senzatomica e Rete Pace Disarmo, mentre si trova a New York per la cerimonia di firma e ratifica del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW) da parte di altri sette Stati dell’Africa e dei Caraibi, proprio a margine dell’Assemblea generale Onu.

C’è soddisfazione per la continua universalizzazione del TPNW?
Certo: con l’aumento dei Paesi nel TPNW cresce la pressione sui nove Stati nucleari e sui loro sostenitori affinché aderiscano al Trattato. Il rafforzamento di questa norma è particolarmente cruciale in questo momento in cui la guerra in Ucraina ha visto aumentare il rischio di utilizzo di armi nucleari, e uno dei maggiori Stati nucleari ha minacciato apertamente di utilizzare il proprio arsenale. Nonostante il pericolo e le notizie allarmanti non dobbiamo dimenticarci i passi avanti che stiamo realizzando.

Ci stiamo avvicinando a un punto di non ritorno?
Alcuni analisti definiscono le minacce di Putin come un bluff e dicono che non dovremmo averne paura. Ma le minacce nucleari sono sempre “un bluff” fino al giorno in cui, improvvisamente e drammaticamente, non lo sono più. Ecco perché queste nuove minacce, più aggressive, di usare le armi nucleari sono così pericolose: abbassano la soglia dell’uso del nucleare e aumentano notevolmente il rischio di un conflitto con queste armi, e di una conseguente catastrofe globale.

Molti esperti dicono che sarebbero impiegate solo testate “tattiche” in ambito circoscritto
Qualsiasi uso di armi nucleari avrebbe conseguenze catastrofiche di vasta portata, soprattutto in un’Europa densamente popolata. Anche le cosiddette testate “tattiche” hanno in genere rese esplosive comprese tra 10 e 100 chilotoni. La bomba atomica che distrusse Hiroshima nel 1945, uccidendo 140mila persone, aveva una resa di soli 15 chilotoni. Una singola detonazione nucleare potrebbe uccidere centinaia di migliaia di civili e ferirne molti di più con una ricaduta radioattiva che potrebbe contaminare vaste aree in più Paesi. Per tali motivi discutere anche teoricamente dell’uso di armi nucleari senza parlare degli impatti umanitari rischia di far cadere il tabù sul loro utilizzo. Inaccettabile: a causa delle conseguenze umanitarie catastrofiche ad ampio raggio dell’uso delle armi nucleari, la minaccia di usarle anche solo contro un Paese equivale a una minaccia per tutti gli Stati del mondo.

Quindi, quali speranze ci sono?
Considerando il fallimento della Conferenza di Revisione del Trattato di Non Proliferazione nucleare dello scorso agosto, la strada maestra per un vero disarmo nucleare globale è quella del Trattato TPNW. Lo abbiamo visto nella prima Conferenza degli Stati Parti di Vienna, terminata con una Dichiarazione che è sicuramente la più forte condanna delle minacce nucleari che sia mai stata fatta da una Conferenza delle Nazioni unite ed è stata senza dubbio una risposta alla minaccia nucleare della Russia. Il risultato degli incontri austriaci ha mandato un messaggio potente, e urgente, da parte di un ampio gruppo di Stati molto diversi tra loro per storia, collocazione geopolitica, prospettive. La Dichiarazione finale e soprattutto il Piano d’azione che elenca 50 azioni concrete per rafforzare il TPNW e il disarmo nucleare sono strumenti formidabili per mantenere una forma di fiducia nella non proliferazione, anche in un momento in cui molti Paesi potrebbero pensare ad un proprio programma nucleare.

Invece questi esiti dimostrano che molti Stati si stanno impegnando a essere liberi dal nucleare per sempre.
Fra pochi giorni celebreremo la Giornata internazionale per l’abolizione delle armi nucleari, indetta dalle Nazioni Unite per ricordare la scelta eroica del colonnello Stanislav Petrov che decise di fermare una risposta nucleare non fidandosi della segnalazione di attacco di un computer. Ma con 13mila testate nucleari ancora presenti nel mondo non può essere un gesto episodico, anche se coraggioso, a renderci davvero sicuri: solo un’azione coordinata e multilaterale di messa al bando totale ci può riuscire. Continuiamo a lavorare per tale risultato.

* Coordinatore Campagne – Rete Italiana Pace e Disarmo