Lo scudo «anti-spread» annunciato dalla Banca centrale europea è probabilmente un topolino e non ha fermato una nuova ondata ribassista delle borse, già influenzate dall’aumento dei tassi deciso dalla Fed. Milano ha perso il 3,3%, Francoforte anche, Wall Street quasi il 4. Un contributo lo ha dato la Banca d’Inghilterra che ieri ha alzato il costo del denaro di un quarto di punto con un’inflazione che potrebbe arrivare all’11%. In Italia, per l’Istat, l’inflazione è al 5,7%. I prezzi a maggio in aumento del 6,8%, mai così alti da novembre 1990. L’Unione nazionale consumatori e il Codacons calcolano un salasso che va dai 2.300 euro ai 2.700 euro. Per il Banco alimentare nel 2022 aumenteranno i poveri.

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Il vicepresidente della Bce Luis de Guindos e il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, come ha già fatto il governatore della Fed statunitense Jerome Powell, hanno confermato di avere fatto un errore. Non hanno capito per tempo che l’inflazione non era temporanea ed è destinata a durare. Ammesso che ora non ne stiano facendo un altro alzando i tassi di interesse per bloccare la fiammata dei prezzi e, così facendo, contribuendo alla stagflazione, alta inflazione e crescita bassa e in diminuzione causa guerra e pandemia.

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«Nella vita bisogna imparare dagli errori e cercare di non ripeterli e cambiare strada se è giusto farlo. Io personalmente ero fra quanti pensavano che l’inflazione fosse temporanea e destinata a rientrare. Così non è stato – ha detto de Guindos – Eravamo tuttavia in una situazione nuova, alle prese con le conseguenze della pandemia e nessuna istituzione, nemmeno la Fed, l’Ocse e l’Fmi, si è resa conto che l’inflazione avrebbe rialzato la cresta così rapidamente». Ci sono stati errori «molto più elevati che in passato» ha confermato Ignazio Visco. Sono stati fatti negli ultimi due trimestri. E sono enormi a sentire Visco: oltre il 60 per cento sono stati fatti sui prezzi dell’energia, le principali variabili esogene i cui andamenti vengono derivati dalle quotazioni dei contratti futures. La quota sale all’80 per cento per quanto riguarda gli effetti indiretti (i trasporti). Sono state sottovalutate «le tensioni geopolitiche, con le forti riduzioni delle forniture di gas dalla Russia già dall’inizio dello scorso anno ma «il fattore più importante è stato lo scoppio della guerra» russa in Ucraina. Sono ammissioni importanti. Errori di questo tipo sono stati fatti anche nella crisi del 2007-2008. Oggi siamo in una policrisi ancora diversa.

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In più c’è il problema del ritorno a una politica monetaria non «espansiva» della Bce. L’aumento dei tassi dev’essere graduale o più veloce? E ciò non rischia di incidere su una crescita già penalizzata dalle strozzature delle catene globali di approvvigionamento causate dal Covid o dalla speculazione sulle materie prime? In gioco è la credibilità stessa della Bce e delle altre banche centrali, pilastri dell’economia mondiale. E dipende dalla comprensione del significato della nuova inflazione, diversa da quella degli anni Settanta che generò una spirale prezzi-salari.