«Mi prendo Terni, poi l’Umbria, poi Roma». Non si può dire che manchi di ambizione Stefano Bandecchi, nuovo sindaco di Terni, uscito trionfatore al ballottaggio dopo essere arrivato (a sorpresa) secondo al primo turno. Fondatore e presidente di Unicusano, patron della Ternana Calcio, polemista televisivo, influencer. Dice di aver fatto in passato anche il manovale e il pescatore. Al contrario di quanto si è detto, la sua non è una candidatura strettamente civica: Bandecchi, infatti, è il capo politico di Alternativa Popolare, il partito fondato da Angelino Alfano nel 2017. È da questo pulpito che ha conquistato Terni, città che la vulgata vorrebbe operaia, dunque rossa, ma che da diversi anni ormai non sopporta più il centrosinistra, con annessi e connessi.

L’amministrazione uscente, infatti, era di destra. E tutti si aspettavano che si sarebbe riconfermata: troppo debole la coalizione messa in piedi dal Pd, ancora meno solida quella tra il M5S e e la sinistra. E alla fine è arrivato lui, l’uomo nuovo dall’ego smisurato e dalla lingua sin troppo sciolta. Come oratore Bandecchi è implacabile: non argomenta, ruggisce; non spiega, azzanna. Sono pochi, in effetti, i presidenti di squadre di calcio che litigano con la propria tifoseria a colpi di parolacce e minacce. Lui sì, e pure con un certo gusto. Appare uno striscione in cui gli si dà del verme? Dagli spalti volano oggetti contro di lui? Sui social la risposta: «Non vi meritate un cazzo, siete esaltati nei momenti positivi e delle merde inutili in quelli negativi. Collegate il cervello sennò smettete di rompere i coglioni perché la bottiglia che mi avete lanciato ve la rimetterò nel culo». Poi il passo indietro. Quasi. «Con i tifosi della Ternana siamo una famiglia fatta di scazzi e slanci. Ci abbracciamo, ci scaldiamo, ci mandiamo affanculo». Come quella volta che ha minacciato di dar fuoco allo stadio e poi si è difeso dicendo di essere «livornese, quindi fumantino». Ecco, Terni non è la sua città, e forse alla fine ha vinto proprio per questo: delusi dalla sinistra, orripilati dalla destra, i ternani hanno scelto il papa straniero.

Alla domanda se sia di destra come dicono tutti, Bandecchi ha risposto di no: «Mio padre era un camionista comunista, mia mamma una massaia, io mi sento centrista, riformista, radicale e anche un po’ liberale». La lista dei politici che sostiene di aver finanziato (lecitamente) negli anni non aiuta a sciogliere il mistero: Di Maio, Tajani, Rocca nel Lazio. Sullo sfondo c’è un’indagine della guardia di finanza sui fondi di Unicusano, l’80% dei quali sarebbero stati investiti in attività che nulla hanno a che fare con la formazione. I beni sequestrati nell’ambito dell’inchiesta valgono oltre 20 milioni di euro. Lui di questa storia non parla. Ma di tutto il resto, ahinoi, sì.