Tommaso Foti, ha scritto al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, chiedendo di sollevare presso la Corte costituzionale il conflitto di attribuzione al Consiglio di stato, dopo che il massimo organo della giustizia amministrativa ha stabilito che le proroghe per gli esercenti non sono legittime. «Un assunto che riteniamo infondato e che contraddice lo spirito stesso della legislazione di derivazione comunitaria, che prevede che una direttiva (in questo caso la Bolkestein) venga recepita con specifiche norme di legge». La rivendicazione dei poteri del legislatore (e della maggioranza) serve a bloccare la riapertura delle spiagge.

Le opposizioni attaccano: il Movimento 5 Stelle parla di «farsa», il Partito democratico di «caos di cui è responsabile il governo», Alleanza Verdi Sinistra di «presa in giro. Forza Italia e Lega non commentano la mossa di FdI. Oltre al voto per le Europee, dietro l’angolo c’è anche la stagione estiva. Da tempo gli imprenditori balneari chiedono che il governo passi ai fatti, dopo che il Consiglio di stato ha bocciato la proroga al 31 dicembre 2025 dei bandi prevista nel decreto Milleproroghe dal governo Meloni. Le concessioni sono scadute a fine 2023, dice la sentenza, con la possibilità di una proroga tecnica di un anno «in caso di difficoltà nel completamento della gara», secondo quanto stabilito dalla legge sulla concorrenza del governo Draghi nel 2022. Governo e maggioranza insistono sul fatto che la risorsa spiaggia non sia scarsa (requisito che consentirebbe di non applicare la Bolkestein) in base a una mappatura realizzata dal tavolo tecnico aperto a Palazzo Chigi ma contestata dalla Commissione Ue. Intanto, si diffondono sempre più le azioni dei comitati che rivendicano l’uso libero delle spiagge tornate a bando: la posta in palio sono i beni comuni.