Ballottaggi toscani, sfida all’ultimo voto
Comunali 2023 Gli appelli alla partecipazione, visto il 40% degli astenuti al primo turno, hanno segnato i tempi supplementari a Pisa, Siena e Massa, ed anche a Campi Bisenzio, Pietrasanta e Pescia. Nessun apparentamento ma alcune intese, dichiarate e non, sia nel centrodestra che nel centrosinistra.
Comunali 2023 Gli appelli alla partecipazione, visto il 40% degli astenuti al primo turno, hanno segnato i tempi supplementari a Pisa, Siena e Massa, ed anche a Campi Bisenzio, Pietrasanta e Pescia. Nessun apparentamento ma alcune intese, dichiarate e non, sia nel centrodestra che nel centrosinistra.
Nessun apparentamento ma alcune intese, dichiarate e non, hanno segnato la vigilia dei ballottaggi toscani. Sei su sei nelle città con più di 15mila abitanti, segno di una incertezza che finisce per coinvolgere perfino Pisa, dove al centrodestra sono mancati solo 15 voti per vincere subito. Del resto cinque anni fa furono proprio i ballottaggi a stravolgere gli esiti del primo turno, segnando la rimonta di un centrodestra allora a trazione leghista, che finì per conquistare sia la città della Torre pendente che Massa e Siena, oltre che Pietrasanta.
La tragedia dell’alluvione in Emilia Romagna ha per forza di cose monopolizzato l’attenzione dei big della politica nazionale, che hanno delegato ai dirigenti locali il compito di accompagnare i candidati sindaci al rush finale di domani e lunedì. La sola Elly Schlein ha fatto una rapida puntata in Toscana, scegliendo di concentrarsi solo su Massa, dove l’hanno accolta in 500 sotto la pioggia, e Pietrasanta. Una decisione, quella della segretaria del Pd, che più di un politologo ha motivato con le peculiarità delle sfide di Pisa e Siena, dove al centrosinistra servono i voti extra coalizione rispetto a quelli dell’elettorato “fidelizzato”, e soprattutto quelli dei tantissimi astenuti al primo turno.
A riprova, i tempi supplementari a Pisa hanno visto sia Michele Conti del centrodestra (49,96%) che Paolo Martinelli del centrosinistra (41,12%) battere i quartieri cittadini chiamando alla partecipazione. “Andremo a chiedere i voti all’elettorato, cioè ai miei veri interlocutori, non ai partiti”, aveva anticipato Martinelli, che ha incassato l’appoggio dei (pochi) calendiani di Azione ma è staccato di quasi 3.600 voti. Quindi obbligato a convincere una parte dell’enorme bacino di astenuti, ben 31.500 su 72mila, ad andare questa volta alle urne. Urne che potrebbero vedere anche il ritorno di una parte dei 2.700 sostenitori di Ciccio Auletta, che da sinistra continuerà a fare opposizione ma ha lasciato libertà agli elettori, confidando nella loro capacità di analizzare la situazione.
Più intrigante di quanto appaia dai numeri è la situazione a Massa, dove un centrodestra unito avrebbe vinto al primo turno. Ma i rapporti fra lo sfiduciato sindaco uscente Francesco Persiani (Fi e Lega, 35,4%) e Marco Guidi, coordinatore provinciale di Fdi, ex assessore di Persiani e suo sfidante (20%), sono rimasti freddissimi, nonostante i diktat unitari di Roma. Così Enzo Ricci, che pure parte svantaggiato (30%) rispetto a Persiani, non è sconfitto in partenza, potendo contare sull’appello anti destra lanciato da Daniela Bennati (5,7%) di Unione popolare e M5s, e sul 40% di astenuti al primo turno.
Stessa situazione a Pietrasanta, dove solo il ballottaggio potrebbe ricucire la frattura nel centrodestra che ha visto in prima battuta Alberto Giovannetti (Lega-Fi) al 45% e Massimiliano Simoni (Fdi) all’11,5%. Una divisione che potrebbe favorire il centrosinistra di Lorenzo Borzonasca, che ha raggiunto il 35,3% e che appunto ha visto arrivare in sostegno Elly Schlein, a dimostrazione di quanto Pd e alleati puntino a contendere al centrodestra una Versilia dove è forte la trimurti Fi-Lega-Fdi.
Impronosticabile la carriera senese, dopo la scomparsa del Pci-Pds-Ds. Qui la proliferazione di liste civiche ha eroso non poco i risultati di Nicoletta Fabio (30,5%) del centrodestra e Anna Ferretti (28,8%) del centrosinistra. Ad essere decisivi gli oltre seimila voti (22,7%) del civico Fabio Pacciani, dietro il quale si staglia la figura dell’ex sindaco diessino Pierluigi Piccini, ma anche i quasi duemila di Emanuele Montomoli, candidato abbandonato dal centrodestra perché massone. Quasi duemila voti li ha presi anche Massimo Castagnini, lanciato dall’ex sindaco di centrodestra De Mossi e appoggiato dai renziani, che però hanno preso malissimo il rifiuto del Pd locale a intese o apparentamenti.
Al contrario a Campi Bisenzio, popoloso comune di 50mila abitanti alle porte di Firenze, c’è stato l’accordo fra il candidato del Pd, Leonardo Fabbri, che al primo turno ha avuto il 30,3%, e il “civico” Riccardo Nucciotti sostenuto da Italia Viva che porta in dote il suo 12,8%. Per Nucciotti, ex assessore, si profila un posto in giunta se Fabbri riuscirà a battere al ballottaggio Andrea Tagliaferri, sostenuto da tutte le forze di sinistra e dal M5s, che parte dal 21,3%. Qui il centrodestra, diviso, è stato tagliato fuori da una corsa aperta a ogni risultato, complice l’opposizione dei campigiani all’aeroporto intercontinentale di Firenze, rimesso in cantiere dal sindaco Nardella, dal governatore Giani e naturalmente da Matteo Renzi.
Chiusura con Pescia, nel pistoiese, dove al centrosinistra di Riccardo Franchi si contrappone Vittoriano Brizzi, candidato “civico” del sindaco uscente ed ex dem Oreste Giurlani.
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