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Bagnasco: «Non esiste un diritto ad avere figli»

Bagnasco: «Non esiste un diritto ad avere figli»

Diritti La Cei contro la sentenza di Trento che riconosce la genitorialità a due papà

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 2 marzo 2017

«Non c’è un diritto a figli» dice il cardinale Angelo Bagnasco. «A Trento sentenza discutibile» titola l’Osservatore romano. Il giorno dopo la sentenza con cui la Corte d’Appello di Trento ha riconosciuto il diritto di due uomini a essere entrambi papà dei gemelli avuti in Canada grazie alla gestazione per altri, la Chiesa non nasconde un scontato dissenso per la decisione. «Qualunque desiderio, pur legittimo che ognuno può avere, non deve mai diventare necessariamente un diritto», dice il presidente della Cei ricordando come per la Chiesa «il bene dei bambini richiede un papà e una mamma». Una visione della famiglia che non tiene conto dei mutamenti avuti nella società e che negli anni hanno portato anche nel nostro paese alla formazione di centinaia di famiglie omogenitoriali. Realtà ritenute ormai normali all’estero, tanto da non fare più neanche notizia, ma che qui vengono invece ancora messe all’indice. Come fa il presidente del comitato promotore del Family Day, Massimo Gandolfini, che definisce «una giornata nera» quella in cui è stata emessa la sentenza. «I giudici di Trento hanno riconosciuto il ’diritto incivile’ a programmare previo pagamento, due bambini fin dal loro concepimento orfani della madre», dice. «L’utero in affitto calpesta il superiore interesse del minore e alimenta solamente un turpe mercimonio teso a soddisfare i desideri della coppia».

In realtà con la gestazione per altri, quella che Gandolfini chiama «utero in affitto», la sentenza della Corte d’Appello di Trento c’entra ben poco. I giudici si sono infatti limitati a prendere atto di una situazione esistente, vale a dire la coppia di professionisti quarantenni con due gemelli, giudicando come a prevalere su ogni altra cosa dovesse essere «la tutela dell’interesse superiore del minore» che «si sostanzia nel diritto del minore di conservare lo status di figlio riconosciutogli in un atto validamente formato in un altro Stato», nel caso in questione il Canada. Da qui la decisione di riconoscere a entrambi i papà il diritto alla genitorialità, stabilendo così un precedente importante.

«Basta compromessi, adesso non dobbiamo più parlare di stepchild adoption o solo di matrimonio egualitario», commenta Marilena Grassadonia, presidente delle Famiglie arcobaleno. «Dobbiamo parlare di responsabilità genitoriale e dobbiamo provare a far fare un salto a questo paese rispetto alla cultura della genitorialità».
Giudizio condiviso dalla madrina della legge sulle unioni civili, la senatrice Monica Cirinnà, che chiede: «Cosa tutela di più un bambino, avere due genitori o averne uno solo? La doppia genitorialità garantisce i bambini, e nel caso della Corte d’Appello di Trento stiamo parlando di bambini già nati e presenti in Italia, non del modo in cui sono nati».
Il problema, semmai, è che ancora una volta il parlamento si è dimostrato incapace di interpretare le esigenze dei cittadini, costretti così a rivolgersi alla magistratura per vedere riconosciuti i propri diritti. Cosa che adesso potrebbe incoraggiare altre coppie a seguire la stessa strada. Come riconosce Tommaso Giartosio, padre insieme al compagno Gianfranco Goretti di Lia e Andrea, due bambini nati 11 e 8 anni fa in California grazie alla gestazione per altri. Ricorre al tribunale, spiega Tommaso, sarebbe un modo per offrire una tutela in più ai bambini. «Oggi i nostri figli hanno ciascuno solo un padre e questo comporta uan serie di problemi, deleghe, preoccupazioni se ad esempio uno dei due dovesse sentirsi male».

A chiedere di rimettere mano al diritto di famiglia è la presidente dell’Arci Francesca Chiavacci. «La sentenza stabilisce un diritto importantissimo – spiega – e cioè l’assoluta indifferenza delle tecniche di procreazione cui si sia fatto ricorso all’estero rispetto al diritto del minore a veder riconosciuto il suo stato di figlio nei confronti di entrambi i genitori». A chiedere un confronto serio sulla gestazione per altri è invece Arcilesbica. «Apprezziamo il fatto che un tribunale riconosca l’esistenza di differenti modalità di genitorialità e presti attenzione all’istituto dell’adozione – spiega la presidente dell’associazione Roberta Vannucci – Ribadiamo però la nostra contrarietà alla legittimazione illimitata alla gestazione per altri».

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