Visioni

Baby Dee e le mille vite queer di un corpo irriverente a Sherocco

Baby Dee e le mille vite queer di un corpo irriverente a SheroccoUn ritratto di Baby Dee

Musica Incontro con l’artista statunitense, tre live in Italia tra cui l’apertura della rassegna a Ostuni giovedì

Pubblicato più di un anno faEdizione del 27 giugno 2023

È un graditissimo ritorno, quello di Baby Dee in Italia, l’istrionica performer transgender che suonerà in apertura alla seconda edizione di Sherocco, evento dedicato alle culture e ai diritti della comunità lgbtq+ in programma a Ostuni dal 29 giugno al 2 luglio. Le quattro giornate di Sherocco rappresentano una stimolante occasione per esplorare il meglio dell’arte e del dibattito sulla queerness, un festival multidisciplinare con spettacoli, concerti, talk, e ospiti come Myss Keta, Ryf, la compagnia teatrale Motus e l’attrice Silvia Calderoni (consulente creativa del festival), la politica brasiliana (che è stata compagna di Marielle Franco) Monica Benicio, la giornalista e attivista lesbica francese Alice Coffin, la pioniera del movimento transgender in Italia Porpora Marcasciano, l’inventore del queer rap Mykki Blanco. Il concerto di Baby Dee sarà la prima di tre tappe in Italia, seguiranno infatti le date del 1° luglio a Scandicci e quella del 2 luglio ad Aosta.

La redazione consiglia:
R.y.f: «Suono per la comunanza»
QUELLA di Baby Dee, polistrumentista che ha cominciato il suo percorso musicale suonando l’organo in una chiesa di Cleveland, è la storia di un’artista che per trovare la sua voce più autentica ha attraversato mille vite, cambiando città e mestieri, facendo la taglialegna in cima agli alberi e la bagnina, per poi giungere a New York dove lavorava come artista di strada e circense. Anche se, ammette, «alcuni ruoli non erano così divertenti. A un certo punto mi sono dovuta sdraiare su una pila di bottiglie rotte con una lastra di cemento sopra di me che veniva demolita con una mazza».
La scoperta di se stessa è passata anche attraverso la trasformazione di un corpo in cui non riusciva più a riconoscersi. «La cosa migliore che mi sia accaduta in quel momento della mia vita è aver incontrato questa donna, Deborah Brandt» racconta. «Lei è una terapista che lavora attraverso il movimento, come la danza. È una persona davvero brillante, e quando ha scoperto che non sapevo nuotare mi ha convinto che avrei dovuto prendermi la briga di superare la mia paura di annegare (ho visto la morte in faccia tre volte, quand’ero bambina). Lo considero il miglior consiglio che abbia mai ricevuto. Ho imparato a essere felice in acqua e sono diventata abbastanza brava da diventare bagnina e quello è stato il mestiere durante il quale ho fatto la transizione. Ho anche avuto modo di salvare alcune persone! Il che ha reso più difficile per gli altri prendermi in giro quando mi sono presentata come ragazza. E la cosa migliore di tutte – continua Baby Dee – è stata che il mio lavoro da bagnina si svolgeva nella sede del McBurney Ymca, quello di cui cantavano i Village People, e cioè il punto di incontri gay più famoso del pianeta».
Ho superato la mia paura di annegare e sono diventata abbastanza brava da diventare bagnina, quello è stato il mestiere durante il quale ho fatto la transizioneBaby Dee
L’IRONIA, la leggerezza e l’irriverenza di Baby Dee sono le stesse che si incontrano nella sua musica, in cui pianoforte e voce riescono a muoversi in pochi istanti da brani intimisti e sognanti a blues bislacchi e storti, sempre accompagnati dalla risata irresistibile dell’artista. Una personalità straripante, apprezzata dai molti colleghi che l’hanno coinvolta in collaborazioni, come i Current 93, Little Annie, il cantautore Andrew Wk, il sassofonista Colin Stetson, gli italiani Larsen, la band noise degli Swans, Anohni and the Johnson, la cui leader, anche lei transgender, è stata tra le prime a incoraggiare Baby Dee a scrivere la propria musica.
Da tempo l’artista non vive più negli Stati Uniti, preferendo la quiete di un piccolo villaggio in un’isola sulla costa dei Paesi Bassi, dove abita con la compagna pittrice Christina de Vos. «Mi piace molto qui – racconta – siamo appena tornate da New York, dove sono stata a trovare mia sorella. È diventato tutto molto caro laggiù». La tranquillità della campagna olandese, evidentemente, aiuta a sviluppare nuove idee in musica. «In questo periodo sto registrando un album per fisarmonica. È molto divertente. Il mio amico Peter Slager, che lo sta producendo, ha appena comprato un allevamento di cavalli. Io mi siedo e suono guardando fuori dalla finestra di questa bella vecchia fattoria fatiscente, mentre passano i cavalli. Non sono mai stata così vicino a questi animali, per giorni e giorni. Li amo».

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento