Autonomia, verso l’aula il ddl per fermarla
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Autonomia, verso l’aula il ddl per fermarla

Riforme Il ddl costituzionale proposto dal Coordinamento per la democrazia costituzionale guidato dal professor Massimo Villone, che ha raccolto oltre 100mila firme, è stato assegnato alla commissione il 22 giugno
Pubblicato 12 mesi faEdizione del 23 novembre 2023

L’arrivo del disegno di legge sul premierato nella commissione Affari costituzionali del Senato (questa mattina il via ufficiale), rischia di far deragliare il disegno di legge di iniziativa popolare che mira a bloccare l’autonomia differenziata. La commissione, infatti, sarà occupata per almeno tre mesi dal premierato. Il ddl costituzionale proposto dal Coordinamento per la democrazia costituzionale guidato dal professor Massimo Villone, che ha raccolto oltre 100mila firme, è stato assegnato alla commissione il 22 giugno. Il regolamento del Senato prevede che i testi di iniziativa popolare vengano esaminati dalla commissione competente entro 90 giorni: i termini sono già scaduti. Per questo Villone ha scritto al presidente del Senato La Russa, e a quello della commissione Alberto Balboni (Fdi) per chiedere che il testo vada subito in Aula.

Questa mattina l’ufficio di presidenza di palazzo Madama dovrebbe decidere sul punto: stando al regolamento il ddl Villone dovrebbe essere inseriro al più presto nel calendario dell’aula, dunque al termine della sessione di bilancio a fine dicembre. Ma la decisione non è scontata. Così come non è scontato che vadano direttamente in aula anche i due ddl di Pd e M5S collegati al primo, entrambi miranti a modificare gli articoli 116 e 117 togliendo alcune materie dalla potestà concorrente tra Stato e Regioni e attribuendole a quella esclusiva dello Stato. Pd e M5S assicurano che, in caso di mancato approdo in Aula del testo Villone, daranno battaglia perchè il suo ddl sia esaminato dalla commissione «in parallelo con quello sul premierato». Per quest’ultimo sono previste circa 50 audizioni. Sull’iter del premierato pesa la rabbia di Fi, che preme per dare priorità alla riforma della giustizia, finita stritolata dal patto Fdi-Lega,e minaccia ritorsioni: «La separazione delle carriere non può finire su un binario morto»

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