Autonomia differenziata, Costa: «Personale e risorse migreranno al Nord»
La secessione dei ricchi Intervista al vicepresidente 5S della Camera: «La destra dice con l’autonomia vediamo chi è bravo e chi no ma struttura un meccanismo distorsivo che solidifica le disparità e le rende permanenti»
La secessione dei ricchi Intervista al vicepresidente 5S della Camera: «La destra dice con l’autonomia vediamo chi è bravo e chi no ma struttura un meccanismo distorsivo che solidifica le disparità e le rende permanenti»
«L’autonomia differenziata così pensata renderà il Sud più povero»: è la valutazione di Sergio Costa, ex ministro dell’Ambiente nei governi Conte, attuale vicepresidente 5S della Camera.
Perché il meccanismo delineato dal ddl Calderoli non la convince?
La norma dà la possibilità alle regioni di assumere tutte le competenze che ritengono, nell’ambito di quelle previste nel terzo comma dell’art 117 della Costituzione: istruzione, sanità, ambiente, grandi trasporti, gettito fiscale, previdenza integrativa e altro, oggi sono materia concorrente con lo Stato, domani (se richieste) non lo saranno più. Tutti i passaggi per arrivare a questo esito sono rapidi e contingentati, al Parlamento è consentito solo di esprimere atti di indirizzo. Si procede poi per atti amministrativi, sottoposti solo al Tar e consiglio di Stato.
Perché sarà un danno per il Mezzogiorno?
Nella norma si dice che i Livelli essenziali di prestazione per i diritti sociali e civili devono essere determinati su uno standard minimo, sotto il quale nessuna regione può andare. Si tratta però di una legge ordinatoria che non prevede incrementi di spesa, anzi è detto in modo esplicito che si agisce a invarianza di spesa. Questo significa che per raggiungere i Lep dovrò misurarmi con il mio gettito fiscale, se è basso (come al Sud) dovrò spalmare nel tempo il raggiungimento del target. Nel frattempo, il decentramento è partito: Il Nord ha subito i vantaggi grazie al gettito fiscale trattenuto sul proprio territorio e le disparità con il Sud aumenteranno. Quando il Mezzogiorno avrà acquisito i propri Lep avrà raggiunto il minimo sindacale mentre il Nord sarà andato avanti.
Ci sarà una nuova ondata migratoria verso il Settentrione.
Sarà inevitabile. La Campania, ad esempio, già ora è la regione che migra di più per esigenze di salute. L’Emilia Romagna è quella che incamera di più (293 milioni l’anno), con questo meccanismo correranno di più e attrarranno più malati dal Mezzogiorno, arricchendo il proprio Servizio sanitario regionale. Prenderà i migliori medici potendoli pagare di più in un settore dove c’è carenza di professionisti, a scapito di altre regioni. Lo stesso per l’istruzione con i contratti regionali più alti, anche gli studenti migliori saranno spinti a spostarsi. Si creeranno delle piccole repubbliche prosciugando il lavoro dello Stato e del Parlamento, che si troverà a legiferare per la parte di Italia che non ha chiesto l’autonomia. Il Settentrione ha un sistema di infrastrutture e servizi più forte perché la finanza pubblica l’ha sostenuto con la spesa ordinaria e adesso chiudono il perimetro.
Cosa si deve fare per contrastare il ddl?
Innanzitutto non va bene avere esautorato il Parlamento. Poi sui Lep occorre fissare un tempo ragionevole per raggiungerli affiancando un monitoraggio puntuale. Chi sta veramente in trincea oggi sono i Comuni quindi diamo risorse ai Comuni per sostenere i servizi essenziali per i cittadini. E comunque bisogna spingere sul dibattito pubblico, renderlo patrimonio comune dei i cittadini visto che l’autonomia differenziata inciderà sulla vita di tutti a partire da trasporti, stipendi, istruzione, salute e tasse, che al Sud aumenteranno inevitabilmente per colmare i Lep. Se poi il ddl dovesse passere ci vuole un referendum. Fino a oggi mi pare non ci sia stato un dibattito all’altezza del tema.
Il Nord accusa il Sud di sprecare le risorse.
La sanità campana è stata commissariata per 10 anni, il 68% dei fondi non sono stati spesi, 7 presidi sanitari chiusi. La destra dice con l’autonomia vediamo chi è bravo e chi no ma struttura un meccanismo distorsivo che solidifica le disparità e le rende permanenti. La rete dei trasporti è il 10% di quella del Nord in termini di presenza sul territorio, soprattutto per le merci, piombo sullo sviluppo del Sud. Così non correggo il gap ma lascio i territori con il problema da risolvere. Avere stabilito qual è il minimo sindacale per Calderoli basta. Invece per far sì che il Nord, il Centro e il Sud camminino sulla stessa lunghezza d’onda non solo bisogna individuare i livelli minimi, ma bisogna anche definirli e sostenerli economicamente.
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