A più di 400 anni dall’evento che ha segnato in maniera determinante la storia americana – lo sbarco, nell’agosto del 1619 a Point Comfort, un porto sulle coste della colonia inglese della Virginia, di una nave contenente 20 schiavi subito venduti ai coloni – media e case editrice progressiste statunitensi hanno avviato un progetto di studio, il 1619 Project, che mira a riformulare la storia del paese ponendo le conseguenze della schiavitù e il contributo degli afro-americani al centro della narrativa nazionale.

Operazione politico-intellettuale che tuttavia non è un principio bensì l’approdo di un’iniziativa avviata sul finire degli anni Sessanta del Novecento quando, sulla scia dei movimenti studenteschi e operai, una nuova generazione di ricercatori si propose di rileggere la storia americana nel prisma del suo peccato originale.

Fino alla metà del XX secolo la questione nera era liquidata, anche nella tradizione marxista, come riguardante una forza-lavoro non organizzata e a basso prezzo e di conseguenza gli schiavi risultavano invisibili come soggetti storici; mentre con gli studi inaugurati a cavallo del Sessantotto negli Stati Uniti e poi dilagati progressivamente in Europa, si è superato questo schematismo inserendo la loro storia in quella del popolo americano.

Di uno fra i più rappresentativi autori di questa renaissance, Gerorge P. Rawick, torna in libreria un classico ormai introvabile, Lo schiavo americano dal tramonto all’alba La formazione della comunità nera durante la schiavitù negli Stati Uniti (traduzione e prefazione di Bruno Cartosio, Derive Approdi, 2022, pp. 256, € 18).

Attingendo per la prima volta a una mole ingente di storie orali di ex schiavi (ancora vivi a metà degli anni Trenta), poi raccolte in una serie di volumi intitolata The American Slave: A Composite Autobiography, Rawick, storico, sociologo e militante socialista, ricostruisce la fisionomia della comunità schiavista negli stati del Sud prima e dopo la Guerra di secessione, sottolineandone l’autonomia e la radicale distinzione sia rispetto ai padroni bianchi sia nei confronti dei modelli organizzativi della classe operaia.

Se il libro di Rawick testimonia, a detta dell’autore, di un primo tentativo in direzione di una storia ancora tutta da scrivere della lotta di classe degli uomini e delle donne di colore, a cinquant’anni dalla sua prima edizione si può constatare come questa storia sia stata scritta e pensata in continua dialettica con i movimenti di protesta all’altezza delle mutazioni del capitalismo e più in generale della società. Una battaglia monumentale da parte dei neri americani per conquistare un posto nella stesura della loro storia.

In particolare, il coinvolgimento degli afro-americani nella Guerra civile, arruolati da Abraham Lincoln in truppe di colore, permise alla comunità di ex schiavi di partecipare in armi alla propria emancipazione, non elargita dai bianchi più liberali ma conquistata con il conflitto: «Non si potrà più dire – scrisse un caporale di un reggimento di soli neri – vostro padre non ha mai combattuto per la sua libertà. No, non si potrà mai dire questo a questa razza africana, mai più».