Avvertimenti incrociati ma anche il reciproco invito al dialogo. Il primo confronto faccia a faccia tra Wei Fenghe e Lloyd Austin è stato duro, come previsto, ma anche più lungo di quanto ci si attendeva. Il ministro della Difesa cinese e il segretario alla Difesa statunitense si sono incontrati a Singapore, a margine dello Shangri-La Dialogue, il massimo forum sulla sicurezza asiatico cancellato negli ultimi due anni per la pandemia. Al centro della contesa, come sempre, Taiwan. Wei ha avvisato che la Cina «non esiterà a iniziare una guerra contro Taipei se questa dovesse dichiararsi indipendente», ribadendo l’intenzione di «difendere a tutti i costi sovranità e integrità territoriale». Nel mirino la vendita all’esercito taiwanese di armi navali da 120 milioni di dollari appena annunciata dalla Casa bianca: «Distruggeremo ogni tentativo di indipendenza», recita il readout cinese. Austin ha invece chiesto a Pechino di interrompere «ulteriori azioni destabilizzanti nei confronti di Taiwan», citando le circa 500 incursioni di jet militari cinesi nello spazio di identificazione di difesa aerea registrate finora nel 2022. Allo stesso tempo, il capo del Pentagono ha ribadito che gli Usa rispettano «la politica di lunga data dell’unica Cina». Precisazione attesa dopo le (non) gaffe di Joe Biden sull’impegno a difendere militarmente Taipei in caso di aggressione, ma che difficilmente cancelleranno i reciproci sospetti delle due potenze convinte che il rivale voglia cambiare a proprio vantaggio lo status quo sullo Stretto.

Si è parlato anche di Corea del Nord, mar Cinese meridionale e guerra in Ucraina, anche se su questo fronte non sono usciti dettagli. Ennesima dimostrazione dell’importanza strategica ma anche retorica del dossier taiwanese, sul quale nessuno ha intenzione di negoziare ma sul quale si potrebbe tentare di dirsi d’accordo di essere in disaccordo. I media di stato cinesi hanno sottolineato che l’incontro è durato un’ora circa, trenta minuti in più delle attese, spingendo la promessa reciproca di mantenere aperti e migliorare (senza specificare come) tutti i canali di comunicazione per minimizzare i rischi strategici globali. Compresi quelli militari, dopo le frizioni per la richiesta (respinta) di Austin di parlare col vice presidente della Commissione militare centrale cinese Xu Qiliang. Le forze armate, ha detto Wei, sono chiamate a mettere in atto «il consenso raggiunto da Biden e Xi Jinping» nella telefonata di qualche mese fa che potrebbe avere un seguito nel futuro prossimo.