Economia

Aumenti a statali e insegnanti: rischio «beffa» sugli 80 euro

Aumenti a statali e insegnanti: rischio «beffa» sugli 80 euroIl ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli – LaPresse

Legge di Bilancio Non ci sono ancora le risorse per garantirli a chi avrà il rinnovo contrattuale. La Fiom Cgil chiede lo sciopero generale

Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 24 ottobre 2017

La legge di Bilancio è ancora allo stato di bozze, ma tra le certezze c’è il fatto che gli statali e i lavoratori della scuola non hanno ancora scampato il rischio «beffa degli 80 euro». È vero che finalmente dovrebbe arrivare l’agognato rinnovo contrattuale, atteso da quasi nove anni (l’ultimo risale al 2009, poi i blocchi sempre confermati), ed è vero che il governo sembri disposto a stanziare ben 2,9 miliardi per il triennio 2016/2018, ma dall’altro lato non sono ancora state reperite le risorse per assicurare il bonus degli 80 euro a chi – proprio in forza dell’aumento contrattuale: 85 euro lordi – è destinato a passare di scaglione perdendo così il bonus. Ottantacinque euro lordi a fronte di 80 netti non sembrano insomma un bell’affare, almeno sul piano strettamente economico.

MA IL DANNO ALLE fasce medio basse, ai lavoratori e ai pensionati, come denuncia Sinistra italiana, si dovrebbe giocare anche sul fronte dei tagli al sistema sanitario nazionale, e in particolare ai Lea, i livelli essenziali di assistenza: «La nuova legge di bilancio – denuncia il segretario Nicola Fratoianni – propone nuovi tagli alla salute dei cittadini: 2,6 miliardi di euro tolti alle regioni, che si scaricheranno su salute e sociale. Senza considerare il rinnovo del contratto degli statali, che costa 1,3 miliardi di euro, che verranno sottratti dal Fondo nazionale sanitario, senza immettere risorse aggiuntive nel sistema». «Una vergogna infinita – conclude – mentre 12 milioni di italiani sono costretti a rinunciare alle cure».

La novità più grossa, tornando agli statali, sarebbe previsto (siamo costretti al condizionale, visto che si tratta sempre di bozze) un aumento netto mensile di circa 400 euro per la parte fissa della retribuzione dei presidi scolastici, equiparandoli così agli altri dirigenti della pubblica amministrazione. Interventi anche per rimodulare gli scatti dei professori universitari, come anticipato dal ministero dell’Istruzione nei giorni scorsi, e per assumere circa 1.600 ricercatori (ma non è ancora chiaro se a termine o a tempo indeterminato). Le bozze prevedono inoltre 15 milioni di euro in più per i dottorati e 10 milioni in più per il diritto allo studio.

TRA LE ALTRE MISURE emerse ieri, ci sarebbe poi la sospensione del pagamento degli adempimenti fiscali per i residenti e per le imprese dei comuni dell’isola di Ischia colpiti dal sisma del 21 agosto. Ancora, sarebbero in arrivo detrazioni fiscali per gli abbonamenti ai mezzi pubblici: si pensa di fissare la detraibilità dall’imposta lorda al 19% per un importo delle spese non superiore a 250 euro all’anno.

Verrebbe finanziata anche una delle «cenerentole» della narrazione renziana, ovvero la ristrutturazione degli edifici scolastici: si prevedono 192 milioni nel 2018 e 96 milioni per il 2019. Il capitolo, tra i primi lanciati nel 2014 dall’allora appena insediato premier, ma mai concretizzato, è quello delle cosiddette «scuole belle».

Verrebbe confermata poi la stabilizzazione della cedolare secca al 10% per gli affitti abitativi a canone concordato. E contro la manovra stanzierebbe 50 milioni di euro per realizzare un piano triennale straordinario (2018-20) di costruzione di invasi idrici multiobiettivo e per interventi volti a contrastare le perdite degli acquedotti.

ALTRO PASSO, MA NON è ancora la web tax, sarebbe in arrivo – in traduzione di norme Ocse – una stretta contro le aziende che spostano profitti all’estero con il solo obiettivo di minimizzare le tasse da pagare. Si pensa a paletti più rigidi sulla «stabile organizzazione».

Sarebbe prevista poi la possibilità di prorogare per un anno la cig straordinaria (da 24 a 36 mesi) per le aziende con un organico oltre 100 dipendenti impegnate in un processo di riorganizzazione con un accordo al ministero del Lavoro.

E SE RENATO BRUNETTA di Forza Italia critica il governo per il ritardo nel presentare la legge al Parlamento – «La scadenza era il 20 ottobre» – l’assemblea generale Fiom ha approvato un documento che lancia un percorso di mobilitazione, fino anche allo sciopero generale, «per cambiare la manovra»

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