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Attenzione all’odio interiorizzato del pianeta

Attenzione all’odio interiorizzato del pianetaIl convention center di Wuhan convertito in ospedale – LaPresse

L’allarme Oms «La sola maniera che abbiamo per sconfiggere i focolai del Coronavirus - spiega il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus - è per tutti i paesi lavorare in spirito di solidarietà e cooperazione. Questa la regola del gioco. Invece la solidarietà è assente in molti angoli del mondo»

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 5 febbraio 2020

Combattere il delirio di notizie errate, o di reazioni del tutto fuorvianti, è la battaglia parallela che Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore Generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, incoraggia i governi a intraprendere, nel suo intervento di apertura del 146mo Consiglio Direttivo a Ginevra: una battaglia non meno importante della gestione sanitaria del Coronavirus 2019-nCoV. Le epidemie sono eventi che mantengono una loro imprevedibilità a dispetto di linee guida internazionali, e la psicosi cinese di questi giorni riflette in negativo il senso di pericolo derivante dall’interconnessione senza precedenti dell’umanità, una interconnessione imperniata su valori di mercato, gerarchie di interessi particolari, logiche di competizione, piuttosto che su valori di solidarietà.

Coronavirus non è solo la prima epidemia “da social media”, è il pretesto per misurare la patologia della interiorizzazione dell’odio nel pianeta, che si diffonde molto più rapidamente del contagio. Un pericolo, in questa fase ancora incerta di penetrazione del nuovo coronavirus: «La sola maniera che abbiamo per sconfiggere i focolai – spiega Tedros Adhanom Ghebreyesus nella relazione introduttiva della settimana di lavori – è per tutti i paesi lavorare in spirito di solidarietà e cooperazione. Questa la regola del gioco. Invece la solidarietà è assente in molti angoli del mondo».

Generale il riconoscimento per il valore della strategia adottata dalla Cina, seppur con qualche sfumatura, da parte dei governi. Se non fosse stato per l’aggressiva leadership cinese lo scenario sarebbe molto peggiore, questo il mantra. La discussione che ha aperto i lavori, dedicata al bilancio di un anno di lavoro dell’Oms, punta al tema della preparazione delle emergenze, il rafforzamento dei sistemi sanitari e la copertura sanitaria universale, fa tesoro di queste crisi epidemiche per rilanciare il ruolo guida dell’agenzia normativa internazionale, alla strenua ricerca di protagonismo vista la penuria finanziaria che da anni la attanaglia – da qui l’agenda della trasformazione dell’Oms. Serve anche a ricordare che coronavirus non è la sola questione sul tavolo. Negli interventi di molti paesi ritorna la lotta non ancora conclusa contro Ebola, per rimettere le cose nel loro giusto contesto e forse per interagire dialetticamente con l’ottimismo del direttore generale, che punta a combattere coronavirus con nuove alleanze pubblico-private, e tramite accordi con Facebook and Pinterest, per disseminare corrette informazione su salute e vaccini. Ebola impone sistemi di salute pubblica, personale sanitario adeguatamente formato e retribuito, politiche fiscali che permettano di finanziare i budget sanitari, per i quali peraltro l’Oms chiede ai governi un incremento dell’1% – la media globale sta oggi intorno al 10%. La tensione, ben oltre la questione di Coronavirus, attraversa la agenda del Consiglio Esecutivo, oggi (ieri per chi legge) chiamata a fissare la controversa relazione tra Oms e attori privati, tra cui il settore corporate e la titanica filantropia. Attori sempre più intrusivi, soprattutto da quando le Nazioni Unite hanno firmato nel giugno 2019 il partenariato strategico con il World Economic Forum di Davos.

Ma torniamo al paradosso del minuscolo coronavirus, che paralizza la più grande diaspora al mondo, influenza il mercato, fa crollare le borse proprio nel momento in cui la strategia della Cina going global dovrebbe procedere spedita con la costruzione e conquista di infrastrutture, tramite la Silk Belt Initiative. La sua capacità di penetrazione dipenderà dalla differenza tra la rapidità dell’infezione e il tasso di rimozione dell’infezione per guarigione o decesso. Se la prima supera il secondo, il rischio è reale per tutta l’umanità. Non mancano gli scettici della pandemia –  il numero delle persone contagiate è inferiore alla tipica influenza stagionale – ma potrebbe essere un errore confondere l’avvio di un focolaio con la natura del virus, che muta, e il cui attivismo dipende molto dagli arnesi che i singoli paesi possono mettere in campo per fermarlo e combatterlo. La Cina è un colpo di fortuna, da questo punto di vista.

La copertura sanitaria universale, il principale viatico allo sviluppo sostenibile nel campo della salute (SDG3), è divenuta la strada istituzionale privilegiata per consegnare la salute in mano agli investitori privati, su scala globale. Attenzione.

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