Associazioni europee contro la nuova legge bulgara anti Lgbtq+
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Associazioni europee contro la nuova legge bulgara anti Lgbtq+

Visegrad e oltre La rubrica settimanale sui sovranismi dell'est Europa. A cura di Massimo Congiu
Pubblicato circa 2 mesi faEdizione del 18 agosto 2024

La legge che vieta la propaganda Lgbtq+ nelle scuole bulgare, approvata di recente dal Parlamento di Sofia, ha messo in fermento le associazioni europee che si impegnano per la difesa dei diritti. Per esse la medesima è un attacco contro i diritti umani; un attacco che avviene all’interno dell’Unione europea. Tali associazioni hanno fatto appello alla Commissione europea chiedendo di dar luogo in tempi rapidi a una procedura di infrazione nei confronti della Bulgaria, che viene da esse accusata di violare i valori che stanno alla base della costruzione europea e che devono essere rispettati dai 27 paesi membri.

Si sa che la Commissione si sta occupando del caso e che è in previsione un’analisi, da parte sua, della legge in questione, per verificare il suo allineamento con il diritto dell’Ue. Di fatto, l’iniziativa, dovuta al partito di estrema destra Vazrazhdane, è la modifica di una legge già esistente sull’istruzione. Essa definisce illegale la “promozione di idee e opinioni”, riguardanti l’orientamento sessuale “altro” e la determinazione dell’identità di genere che differisca da quella biologica. Come già precisato, è stato un soggetto della destra radicale a presentare il disegno di legge, ma va detto che questa operazione è stata appoggiata anche da partiti noti come centristi o comunque di matrice diversa da Vazrazhdane: tra essi Gerb, che fa parte del Ppe, i liberali di Dps e i socialisti del Bsp. Tale circostanza è stata motivo di sorpresa soprattutto per gli osservatori esterni.

La Bulgaria si trova in una situazione politica di grande instabilità, ha in programma elezioni anticipate nei prossimi mesi, le settime in tre anni e, secondo quanto è dato sapere, occupa in modo pressoché costante gli ultimi posti della classifica europea riguardante il rispetto delle comunità Lgbtq+. Tra le altre cose va considerato il fatto che Sofia non ha risposto alla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo del 2023; sentenza che invitava le autorità del paese a dare riconoscimento legale alle relazioni fra individui dello stesso sesso.

Associazioni e figure che si sono espresse in modo critico nei confronti di questa legge, ritengono che la stessa sia una nuova battuta d’arresto in termini di libertà Lgbtq+ in Bulgaria e una violazione dei diritti e della dignità umana.

È noto che una legge di questo genere è in vigore in Ungheria; si tratta della “legge sulla protezione dell’infanzia” che impedisce di trattare nelle scuole e comunque a evitare che i più giovani entrino in contatto con materiale che abbia a che vedere con “orientamenti sessuali alternativi” e che, secondo il governo di Budapest promuovono l’omosessualità e il cambiamento di identità sessuale. Il divieto riguarda sia le scuole che l’ambito mediatico e le librerie. Per questo motivo esiste un’azione legale intrapresa da Bruxelles nei confronti dell’Ungheria; in altre parole, l’esecutivo dell’Ue trattiene ancora quasi 12 miliardi di euro dall’ammontare dei fondi di coesione spettanti al paese e il grosso del suo piano di ripresa e resilienza da 10,4 miliardi di euro. Tutto questo a causa di una serie di iniziative, da parte del governo Orbán, che sono considerate lesive dello Stato di diritto, compresa la legge nota come “anti-Lgbtq+”.

La risposta di Bruxelles alle politiche intraprese dall’esecutivo danubiano vengono viste e commentate dagli esponenti di quest’ultimo come una decisione politica che intende colpire un governo colpevole di non volersi piegare ai diktat dell’Ue e che vuole agire sulla base di valori irrinunciabili per essere liberi e sovrani. Ma la critica al governo Orbán è anche interna e viene da quella parte di paese che desidera da tempo un cambiamento.

Tornando al caso bulgaro, va precisato che la Commissione europea evita per ora di commentare l’accaduto. Lo farà solo nel momento in cui la legge entrerà in vigore. Quest’ultima è il prodotto di chi sente minacciato un modello sociale dalla cosiddetta ideologia Lgbtq+.

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